Gli impianti sportivi? A costruirli ci pensa lo sponsor Dibattito aperto sul partenariato pubblico-privato. Il vero problema? La remuneratività. Incontro a Confindustria

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Il privato pronto a scendere in campo al fianco del pubblico per la costruzione di nuovi impianti sportivi. Un settore, quello dell’impiantistica adibita allo sport, che vede l’Italia indietro rispetto alla media europea, soprattutto per la presenza di strutture in buona parte ormai obsolete, che avrebbero bisogno di essere sostituite con altre più funzionali; ma anche per una cronica carenza, almeno per quanto riguarda alcune discipline. La risposta, quando si parla di nuovi impianti, è sempre la solita: non ci sono risorse pubbliche. Ecco allora che un ruolo prezioso potrebbe giocarlo un partenariato con i privati, pronti ad investire nel settore. E’ questo il tema dell’incontro promosso da Ance Toscana, ospitato da Confindustria Firenze, che ha visto anche la presenza del presidente del Comitato regionale Coni Salvatore Sanzo e in cui sono stati presentati alcuni case studies esemplari di partnership con i privati. Il vero problema, al di là di tutto, resta quello della remuneratività degli impianti sportivi, cioè della possibilità che i privati intenzionati a finanziare l’opera intravedano margini di reddivitità che li spingano ad accollarsi la spesa. Ebbene, su questo punto sia i rappresentanti del pubblico che del privato concordano nel valutare l’insussistenza di ogni margine di ricavo, se si escludono alcune tipologie di impianto quali possono essere le piscine. “Di per se stessi gli impianti non sono remunerativi, per questo ci sarebbe la necessità di inserire altri elementi di attrazione. Serve un progetto d’insieme – spiega il vicepresidente di Ance nazionale, Vincenzo Di Nardo – che parta dal prendere in considerazione l’esigenza del territorio, per evitare di costruire cattedrali nel deserto, così come a volte è stato fatto”. Si tratterebbe dunque di ricorrere a un project financing in cui, assieme a un nuovo impianto sportivo, si valuti la realizzazione di altre strutture, che consentano di mantenere l’efficienza economica. Centri commerciali ad esempio, ma non solo, anche perché la domanda di strutture del genere, almeno nella nostra area, ha già sufficienti risposte. Potrebbe dunque trattarsi di alloggi ad uso universitario o sportivo, o anche centri congressi. Soluzioni da prendere in considerazione, ma forse soprattutto per riqualificare l’esistente, senza consumare altro suolo. Le nostre città sono piene di edifici che hanno perduto la loro destinazione d’uso e potrebbero prestarsi a diventare centri sportivi con annesse altre attività. E questo vale anche per impianti di grandi dimensioni come campi di calcio, gestiti da società che non hanno disponibilità economiche per l’ammodernamento e potrebbero essere affiancate da un imprenditore-sponsor. Certo è ora di cambiare marcia sul partenariato pubblico-privato, se vogliamo trovare nuove risorse da mettere disposizione del sociale, dettando regole certe che entrambi debbano rispettare. (Ma.Ab.)

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