Comune di Barberino a caccia di soldi per recuperare due delle magnificenze artistiche del territorio. E per questo il sindaco Giacomo Trentanovi lancia l’appello ai cittadini: “Candidate la chiesa di Santa Maria a Linari e la Cappella di San Michele Arcangelo, due dei grandi tesori e monumenti storici del ricco patrimonio architettonico che caratterizzano e impreziosiscono il territorio di Barberino Val d’Elsa”. Per recuperare i luoghi culturali il Governo mette a disposizione 150 milioni di euro. Fino al 31 maggio i cittadini potranno segnalare uno o due luoghi pubblici da recuperare, ristrutturare o reinventare per il bene della collettività. Una commissione ad hoc stabilirà a quali progetti assegnare le risorse. La segnalazione deve essere effettuata scrivendo all’indirizzo email bellezza@governo.it. È sufficiente scrivere il luogo in cui si trova e perché lo si segnala. Legata alla città fantasma di Semifonte-Petrognano, in un’area di confine tra l’area senese e quella fiorentina, la Cappella di San Michele Arcangelo, detto anche Duomo della Valdelsa, riproduce esattamente in scala 1:8 la cupola brunelleschiana. Il tempietto fu costruito fra il 1594 e il 1597 su progetto di Santi di Tito. “L’edifico storico – spiega il vicesindaco Pastori – oggi fruibile e aperto alle visite necessita di un intervento di consolidamento”. Quanto al borgo di Linari, da anni dismesso per varie ragioni legate alle proprietà, l’amministrazione comunale auspica ad un recupero di quello che potrebbe rivelarsi un volano turistico-culturale di grande pregio. “Il Comune – prosegue il vicesindaco – è proprietario dell’antica chiesa, situata sul castro della fortificazione medievale, di cui si ha memoria dal 1071, il recupero di cui ha bisogno è strutturale; l’impegno del Comune è quello di lavorare con le altre proprietà del borgo, per le aree di loro competenza, e la Sovrintendenza allo scopo di individuare una soluzione finalizzata all’avvio di un percorso condiviso. Intanto ci siamo attivati per riportare a casa i maestosi affreschi che arricchivano le pareti interne della chiesa di Linari”.