La pelletteria toscana vede nero. “La Toscana è sempre stata la regione dei record produttivi, adesso i nostri sono record negativi. È anche vero che ci sono griffe che in questo momento accelerano sugli investimenti: è evidente che il sistema del prodotto di pelletteria del lusso sta scommettendo sul post Covid. Dal punto di vista del tessuto industriale il tema è ‘come’ ripartiremo”. Così Andrea Calistri, vicepresidente di Assopellettieri con delega al distretto toscano, commenta i dati presentati nel corso del webinar “Covid-19, elezioni americane e commercio internazionale: quale futuro?”.
Secondo i dati del centro studi Confindustria Moda, nel primo semestre del 2020, in Toscana il settore dei prodotti della pelletteria e della concia (voce Ateco CB151) ha registrato una flessione del -38% rispetto al primo semestre 2019, passando da un fatturato di oltre 2,8 miliardi di euro a poco meno di 1,8 miliardi. Fa ancora peggio la provincia di Firenze. Con un -40,6% (su una media italiana del -30,6%) il distretto fiorentino passa da un fatturato di poco più di 2,3 miliardi di euro a poco meno di 1,4 miliardi. L’area fiorentina, che accoglie il distretto del lusso, resta comunque in testa alla classifica delle province (staccando di circa 300 milioni la provincia di Vicenza) e da sola rappresenta circa il 30% del fatturato totale nazionale nel settore. In tema di export, risultano praticamente dimezzati (-51,3%) i flussi toscani verso la Svizzera. Male anche USA (-37,8%) e Germania (-28,2%). Più moderato il calo in Francia (-11,3%), mentre migliorano le vendite verso il Regno Unito, cresciute del +5,4%.