Un Codice rosa contro gli abusi. Sono 2302 le persone prese in carico nel 2023 grazie al Codice rosa, un’esperienza pilota tenuta a battesimo in Toscana nel 2009 a Grosseto, poi estesa a tutta la regione e che dal 2012 ha offerto protezione a 30.119 persone, tra adulti e minori. I dati sono stati presentati a Sant’Apollonia a Firenze in occasione della consueta convention regionale, la quinta, organizzata da Formas e che chiama a confronto sul tema professioniste e professionisti delle aziende sanitarie e ospedaliere della Toscana. L’obiettivo dell’attività degli ultimi anni è stato quello di uniformare e condividere le procedure e promuovere e far conoscere il servizio. Importante è stata la formazione del personale, ma anche la collaborazione tra istituzioni diverse, a partire dal tavolo permanente con la Procura generale per le linee guida giuridiche e forensi.
Sin dall’inizio il Codice rosa ha definito l’accesso al pronto soccorso e in ospedale, le attenzioni da avere nella conservazione delle prove ma anche le cautele e il giusto approccio per allievare le sofferenze, psicologiche, alle persone vittime di violenza e crimini d’odio. Temi che sono stati al centro dei percorsi di formazione rivolti al personale sanitario e sociosanitario. Negli ultimi anni la rete del Codice rosa ha dedicato una specifica attenzione a chi è stato oggetto di un crimine d’odio: per il colore magari della pelle, il credo religioso o qualsiasi altro stereotipo o pregiudizio. L’obiettivo è una presa in carico totale, prima e dopo l’ospedale.
Delle 2302 persone accolte nel 2023 dalla rete del Codice rosa, 1902 sono adulti e tra questi l’81,5 per cento donne (1551). Per tre quarti hanno tra 18 e 49 anni e non c’è una classe di età che predomina. I minori presi in carico sono quattrocento: più della metà (il 58,8%) hanno tra dodici e diciassette anni e i più numerosi (32,3%) sono quelli tra quindici e diciassette.