Una Firenze da spengere o riaccendere?

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Comuni con le casse in rosso a causa del coronavirus. Ha suscitato una serie di risposte a catena l’uscita del sindaco Nardella che ha paventato l’ipotesi di spegnere i lampioni per risparmiare. “L’artigianato, il commercio, le microimprese, gli autonomi, le partite Iva fiorentine non hanno lampioni da spengere, ma i bilanci in rosso sicuramente sì”, ha replicato il presidente di Cna Firenze Giacomo Cioni. “Una provocazione, riteniamo, che però dà la misura della situazione oltremodo critica che la città, tutta, sta attraversando. Il Governo deve mantenere l’impegno di mettere a disposizione delle micro imprese un contributo a fondo perduto, per ristorare i mancati ricavi di questi mesi di blocco delle attività attraverso un’iniezione di nuova liquidità”.

“Ci auguriamo che le misure drastiche annunciate dal sindaco Nardella sull’ipotesi di spegnere i lampioni per risparmiare sul bilancio non siano attuate, ma una cosa è certa: la nostra città è sull’orlo del baratro e non può essere lasciata sola.E’ bene quindi lanciare un messaggio chiaro al Governo. Per questo motivo, sulla scia della provocazione del sindaco, proponiamo al Comune di Firenze, a tutti i cittadini, associazioni, stakeholder della nostra città di rimanere al buio per un’ora e far capire in modo netto quale tetro spettacolo ci appare all’orizzonte se non ci saranno interventi immediati e concreti”. Con queste parole Alessandro Sorani, presidente di Confartigianato Firenze, lancia l’iniziativa #SpegniamoFirenze in cui si appella al sindaco e ai fiorentini per programmare una manifestazione in cui la città resti al buio per un’ora.

A dire il vero comunque Firenze oggi appare anche troppo spenta. Ecco perché nei giorni scorsi alcuni commercianti per protesta hanno deciso di riaccendere le insegne. Spenti o accesi: qual’è allora il segnale da lanciare?