Solo sei piccoli fori, niente più incisioni e operazioni a cielo aperto che esponevano il paziente a rischi maggiori nel corso del’intervento e lo costringevano a lunghe degenze e dolorosi recuperi. Il robot urologo del Centro Oncologico Fiorentino – unico della sua specie in tutta l’area fiorentina ad essere impiegato per questo tipo di interventi – ha aperto una nuova frontiera, consentendo di intervenire chirurgicamente anche in casi complessi, riducendo al massimo l’invasività. Nelle abili mani del dottor Andrea Gavazzi, responsabile della Chirurgia urologica e chirurgia mini-invasiva, assistito dalla sua equipe, il robot ha permesso infatti di eseguire una cistectomia radicale con derivazione urinaria intracorporea realizzata interamente all’interno dell’addome su un paziente maschio di 71 anni affetto da carcinoma vescicale invasivo. Termini tecnici che in pratica stanno ad indicare che la vescica è stata rimossa utilizzando sottili strumenti chirurgici introdotti attraverso piccoli fori praticati nella parete addominale. Dopo di che l’organo è stato rimosso attraverso una piccola incisione a livello dell’ombelico. La derivazione urinaria è stata invece effettuata utilizzando un tratto di intestino prelevato dallo stesso paziente, il tutto senza apertura della parete addominale. Che significa niente lunghi tagli, niente cicatrici e necessità di lunghi recuperi.
“L’utilizzo intracorporeo del robot e delle suturatrici meccaniche – spiega il dottor Andrea Gavazzi – ha ridotto fortemente il tempo dell’intervento, il sanguinamento, infezione, il dolore post operatorio. Il paziente è stato dimesso in ottime condizioni dopo una degenza di solo 7 giorni con un decorso post-operatorio particolarmente favorevole, vista la minore invasività della tecnica utilizzata rispetto a quelle tradizionali. Questo evento rappresenta un grande passo avanti in ambito della chirurgia minivasiva, riducendo al minimo i rischi perioperatori”.
“La cistectomia (l’asportazione della vescica) è sicuramente uno degli interventi più lunghi e complessi per un chirurgo. Nel caso di neoplasie vescicali estese – prosegue Gavazzi – è l’unica possibilità terapeutica iniziale, vista l’alta malignità di tali tumori. Ma con l’avvento della robotica l’intervento potrebbe essere meno lungo e faticoso per gli urologi, riducendo anche i tempi di degenza e le complicanze intra e post operatorie”.
In due anni l’equipe diretta dal dottor Gavazzi – composta dal dottor Arben Belba, il dottor Stefano Tazzioli e la dott.ssa Maria Beatrice Padelletti (anestesista) – ha effettuato oltre 200 interventi di prostatectomia robotica oltre a 30 nefrectomie parziali robotiche. Gavazzi si colloca tra i maggiori esperti italiani in campo di chirurgia urologica mininvasiva. In futuro della chirurgia insomma è già presente. (M.Ab.)