Astensionismo, campanella
d’allarme per Firenze Il crollo dei consensi delle amministrative monito a un anno dalle elezioni per Palazzo Vecchio

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Più chiaro di così il messaggio inviato dagli elettori toscani non poteva essere. La disaffezione alla politica è stata grande protagonista in questa tornata di amministrative, concretizzata in un astensionismo di proporzioni in certi casi anche superiori al previsto. In quasi tutti i comuni della Toscana siamo ben lontani dai risultati del 2008, con Campi Bisenzio passata dall’84 al 51%, Impruneta dall’86 al 55% e Marradi che contiene: dall’82 al 75%. Dello stesso tono i risultati nei centri maggiori, come Pisa (dal 79 al 55%) e Massa Carrara (dall’82 al 66%), mentre Siena è quella che più ha tenuto (dal 76 al 68. Un sintomo evidente del crollo verticale di rappresentatività di cui i partiti sono ammalati. Ma anche un campanello d’allarme per Firenze, che alle amministrative sarà chiamata tra un anno, quando il nuovo eletto rischia di diventare un “sindaco dimezzato”. Per scongiurare questa ipotesi, ci si dice, bisognerà lavorare più sui contenuti che sui nomi. Peccato che ad oggi l’interrogativo più grande a cui si trovano di fronte i due principali schieramenti – tralasciando l’incognita Cinque Stelle – è proprio quello dei nomi, perché le idee sembrano essere più appannaggio dei candidati che dei partiti.

Da una parte c’è Renzi, incontrastato e forse incontrastabile allo stato attuale, ma chissà se tra 12 mesi il sindaco rottamatore penserà a ricandidarsi o avrà già spiccato il volo verso altri incarichi. Se così fosse la partita interna al Pd si riaprirà e e ai “delfini” renziani come Giani o Saccardi si contrapporranno altri nomi. Ma anche se Renzi dovesse restare per un secondo giro, si potrebbe dover fare ricorso nuovamente alle primarie. Perché è vero che la pole spetta a lui, ma la possibilità di una sfida c’è comunque e appare anche probabile. Statuto alla mano, basta passare da una raccolta di firme e incassare il 30% dei favori dell’assemblea del partito, oppure conquistarsi il 15% degli iscritti. Asticella che potrebbe essere ancora abbassata se si volesse facilitare il confronto aperto, a cui Renzi difficilmente potrebbe sottrarsi.

Dall’altra parte le acque restano ferme. Ma il PdL sa che se vuole avere una chance di rappresentare un’alternativa per Palazzo Vecchio stavolta dovrà scegliere per tempo il suo candidato. L’attuale capogruppo in Consiglio Marco Stella sembra pronto a raccogliere la sfida, ma è possibile prevalga la tentazione di affidarsi a esponenti della società civile, come nelle ultime tornate elettorali, da Scaramuzzi a Galli. Esperienze diverse finite nello stesso modo. Serve dunque un nome forte, ammesso che ce ne siano, ma non è tutto, perché come ha avvertito Altero Matteoli: “Il centrodestra in Toscana non vincerà mai finché arriverà alle elezioni criticando la sinistra, ma senza creare vere alternative”. E non dimentichiamoci di Grillo. Un posto al ballottaggio non è obiettivo irraggiungibile. (Maurizio Abbati)

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