Emigrare a cinquant’anni. Come ci ha cambiati la crisi Secondo la Cna in forte aumento il numero dei non più giovani che vanno all’estero in cerca di lavoro

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La crisi economica ci sta facendo compiere più di un passo indietro e l’Italia torna ad essere crocevia dell’immigrazione. Non solo infatti resta meta privilegiata per le migliaia di persone in arrivo dal nordafrica, a causa della vicinanza geografica, ma si riscopre terra di emigranti. Come nella prima metà del secolo scorso, quando si andava verso l’America, ma anche verso il Belgio, la Francia e la Germania, o anche la Svizzera, a fare i lavori più umili, quelli riservati appunto agli immigrati. Secondo una ricerca del Centro studi Cna dedicata alle “Nuove emigrazioni”,  tra il 2007 e il 2013, dall’Italia sono emigrate all’estero circa 620mila persone. Quasi il doppio rispetto ai 7 anni precedenti. E solo nel 2013 hanno salutato il Belpaese oltre 125mila persone. Di questi più di 80mila di cittadinanza italiana, a cui si sono sommati quegli immigrati che hanno deciso di cercare altrove risposte alla loro ricerca di lavoro che da noi non era più garantita. Niente di strano però, perché il fenomeno della migrazione, soprattutto con l’apertura delle frontiere interne alla Ue, dovrebbe testimoniare una certa vivacità. Il problema appare più consistente se si va ad analizzare l’età media degli emigranti. In questi ultimi 7 anni l’incremento degli espatriati italiani con un’età tra i 40 e i 49 anni è stato pari al 79,2%. Nella fascia tra i 50 e i 64 anni la crescita ha toccato il 51,2%. Chiaro che la percentuale maggiore di coloro che se ne vanno resta appannaggio dei giovani, ma i numeri indicano come l’emergenza lavoro stia interessando sempre più le persone mature. Nel 2013, il 36,3% del totale dei migranti italiani aveva tra i 30 e i 39 anni, il 27,8% tra i 15 e i 29 anni. Ma la fascia 40-49 anni è cresciuta fino al 21,9% e fino al 14% quella tra i 50-64 anni. Insomma, a differenza di quanto accadeva quasi un secolo fa, si va all’estero in cerca di fortuna alla stessa età in cui allora, se ti era andata bene, facevi ritorno al paesello magari con un piccolo gruzzolo in tasca da spendere. E ti sentivi un po’ un signore. (Maurizio Abbati)

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