”I giovani imprenditori scommettano su se stessi” ”Il nostro patrimonio? Il cliente”. Intervista a Marco Morozzi, di Bma euro service

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Il successo delle aziende è sempre più legato al loro sistema informatico. La gestione quotidiana, le sfide, le performance e il ritorno sugli investimenti hanno bisogno di sistemi informatici efficienti. Un mantra, o forse meglio un’intuizione, che ha portato una piccola azienda fiorentina a diventare in pochi anni partner di colossi internazionali quali il Gruppo Fiat, il Gruppo Cremonini e Luxottica. E in un momento in cui alle imprese si chiede sempre più capacità di internazionalizzazione e ai giovani il coraggio delle idee, la BMA euro service può rappresentare un esempio importante.

“Tutto nasce nel 1986, quando dopo un periodo passato a lavorare come tecnico presso l’IBM ho deciso di mettermi in proprio e ho fondato BMA. Avevo un sogno nel cassetto: creare un’azienda di dimensioni europee che si proponesse come alternativa per la gestione dei servizi informatici ai grandi brand come IBM e HP”. Una storia che comincia dunque trent’anni fa, quella che ci racconta oggi Marco Morozzi, titolare e fondatore di BMA. “Abbiamo iniziato in un ambiente in affitto di 5 metri per 5, poi siamo cresciuti a livello regionale, nazionale e infine internazionale, con sedi in Francia e in Inghilterra”.

Ma com’è stato possibile questo sviluppo così rapido? “Abbiamo deciso di scommettere sulla qualità del personale, che è fondamentale per un’azienda di servizi. Dall’inizio ci siamo concentrati su una fascia di mercato medio-alta. La prima grande esperienza l’abbiamo fatta con le acciaierie Lucchini nel 1996 e da lì si è aperto un nuovo mondo per noi. Dal semplice servizio di manutenzione siamo passati alla gestione di tutti i servizi in outsourcing, seguendo un principio: tutti i servizi da erogare che possono esserci dietro a qualsiasi centro di elaborazione dati possiamo farli noi. Per questo abbiamo creato un apposito sistema industriale che oggi possiamo applicare anche alle piccole e medie imprese, ma che contraddistingue proprio le più grandi”.

Ma come si arriva a questi colossi multinazionali? “Soprattutto attraverso il passaparola, che si svolge non per strada ma nei vari cda. Ma per fare questo bisogna garantire alta qualità del lavoro, serietà e risparmio concreto. Cosa che siamo riusciti a fare, permettendo un’ottimizzazione dei costi anche di un terzo. Qualità a contenimento dei costi che per noi sono stati possibili soprattutto perché utilizziamo solo nostro personale, senza subappaltare niente”.

E una volta arrivati, come si resta sulla cresta dell’onda?

“Fidelizzando il cliente e offrendo sempre nuove soluzioni. Bisogna avere la capacità di rimanere un’azienda flessibile, in grado di adattarsi alle esigenze del mercato. Per questo c’è bisogno di un approccio progettuale”.

Cosa resta di fiorentino oggi in BMA?

“La testa e il centro operativo, per il resto solo in Italia abbiamo almeno 80 tecnici qualificati al lavoro”.

Cosa consiglierebbe a un giovane che oggi volesse fare impresa?

“Nel nostro settore è essenziale acquisire una cultura aziendale forte. Ponendo sempre al centro dell’attenzione il cliente, che è l’unico vero patrimonio per un’impresa. Poi punterei su alcune fasce di nicchia. Bisogna lavorare tanto, anche su se stessi e acquisire una formazione specifica. Solo così si può pensare di aprirsi una strada”.

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