La sanità toscana rischia di rimetterci la salute a forza di tagli, e si fa sempre più dura la sfida per mantenere l’efficienza del servizio pubblico di fronte a una politica di riduzioni della spesa di cui troppo spesso non si parla, travolti da altre questioni. Che sarà davvero dura lo ha ammesso lo stesso governatore Enrico Rossi davanti al consiglio regionale, annunciando un nuovo colpo di forbici da parte del governo che per la Toscana sarà di altri 440 milioni. Cifra considerevole, soprattutto se si tiene conto che arriva dopo una riduzione di circa 1.300 milioni di euro in 3 anni. Rossi ha anche fatto capire che non sarà possibile aumentare la pressione fiscale per far fronte a questi mancati trasferimenti, dunque nessun gioco al rialzo per Irap e Irpef. La sola possibilità è così abbassare i costi, conservando almeno la qualità. Concetto ribadito dall’assessore alla Sanità Marroni, che ha parlato della volontà di “evitare un progressivo impoverimento del sistema e dei territori a cominciare da quelli più isolati e dagli ospedali piccoli, vogliamo evitare una politica della ‘lesina’ di ottocentesca memoria, o addirittura di tagli indiscriminati e vogliamo invece affrontare la situazione in maniera strutturale”. Ma per far questo ci sarà bisogno, dopo aver cancellato tutti gli sprechi possibili, di andare a colpire i servizi, magari laddove ci sono delle sovrapposizioni a livello regionale, con la creazione di nuove aziende di area vasta che permettano la riduzione del numero dei dirigenti, e una maggiore integrazione con le aziende ospedaliero-universitarie. Non saranno però solo le posizioni dirigenziali ad essere tagliate. Previsto infatti anche un piano di pensionamento da attuare secondo i principi precedenti alla riforma Fornero, che riguarderà medici e soprattutto infermieri. Tutto questo, secondo Marroni, per arrivare a “ridurre il costo del personale, pari oggi a circa 2,5 miliardi di euro, di circa 100 milioni in due anni”. (Ma.Ab.)