Melting pot alla fiorentina. Rivoluzione in dieci anni Nel 2004 i nati all’estero erano 38mila, ora sono già 65mila. E la popolazione è cresciuta di 10mila unità

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Dove sono i fiorentini, quelli di nascita e di spirito. Da qualche parte ci sono ancora. Si riconoscono dalla parlata sgangherata, dal loro modo di gesticolare. Ma rappresentano ormai solo una percentuale, seppur maggioritaria ancora per un po’, del complesso dei residenti di una città sempre più multietnica, costretta a cambiare con l’abbattimento delle mura. Non quelle medievali che la incorniciavano, ma quelle più ampie dei confini tra gli stati e i continenti. E questo non è certo un male, anche se ogni cambiamento deve essere governato con attenzione e rispetto.

L’ultimo censimento della popolazione condotto nel 2011 dimostra come stia progressivamente cambiando l’identikit del nostro paese, che cresce complessivamente nei numeri, ma soprattutto grazie ai flussi migratori. Tra gli ultimi due censimenti, quello del 2001 e l’altro del 2011, la Toscana ha avuto un incremento di 87.552 unità. E Firenze non è stata da meno. I dati dell’ufficio statistica comunale relativi proprio al mese di agosto scorso contano 378.510 abitanti, di cui 58.410 stranieri e 65.284 nati all’estero. Mentre il saldo migratorio relativo all’ultimo anno è positivo di 10.432 unità, frutto di 24.622 iscrizioni e 14.190 cancellazioni. Una situazione di notevole mobilità dunque. E molto diversa da quella che si presentava nel 2004, quando a fronte di una popolazione di 367.746 unità c’erano solo 29.244 stranieri e 38.392 nati all’estero. Mentre il saldo migratorio si fermava appena a quota 373. A fronte di tutto questo com’è cambiata la città? Quali servizi sono stati predisposti per far fronte a un simile cambiamento sociale e culturale,? Nei prossimi anni, soprattutto se la crisi economica dovesse finalmente concludersi, i flussi migratori dovrebbero riprendere con ancor maggiore intensità e Firenze dovrà definire strumenti adeguati a favorire l’integrazione. Una sfida per la modernità che molte grandi città stanno ancora combattendo. (Maurizio Abbati)

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