Pitti colora la Fortezza
Ma il turismo vede nero Presenze in calo negli alberghi a causa della riduzione dei tempi di permanenza. Crollano i margini operativi

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Pitti Uomo ridisegna la Fortezza da Basso, che si riscopre passerella della moda e del glamour, quest’anno improntata su uno stile free e dinamico, e non per caso uno dei temi conduttori è la moto come senso di libertà e di avventura.

Pitti sinonimo dunque di moda e di costume, ma che per Firenze è soprattutto un’occasione in più di promozione turistica, un modo per riempire gli alberghi insomma, oltre che i locali grazie alle feste sempre più di tendenza. Ed è forse questa la dota dolente. Perché ad ogni edizione che passa le strutture ricettive si riempiono sempre di meno. Eppure il numero dei visitatori in fiera tiene. L’edizione di Pitti Immagine Uomo del gennaio scorso si era conclusa con un aumento complessivo delle presenze dall’estero del 5%, raggiungendo quota 7.800 compratori stranieri, mentre il dato italiano aveva segnato un totale di 12.650 presenze, in calo del 7% circa. Complessivamente 20.450 compratori registrati, per un numero totale di visitatori intorno alle 30.000 presenze.

Perché allora gli albergatori fiorentini si lamentano scuotendo la testa e dicono che Pitti non è più quello di un tempo? Perché forse la crisi ha inciso non tanto e solo sul numero di ingressi in Fortezza, ma anche sulla tendenza a contrarre le spese riducendo la permanenza media. Pitti in versione mordi e fuggi insomma, anche se l’incremento dei visitatori stranieri sembrerebbe far pensare alla necessità di fermarsi più a lungo. Così non è.

Ma il problema non è Pitti di per se stesso, bensì la tendenza generalizzata a cercare di contrarre le tariffe, che mette in crisi l’intero sistema ricettivo, soprattutto perché le imprese per tentare di contenere la flessione di arrivi hanno agito in modo pesante sul fronte dei prezzi, riducendo così i loro margini operativi ma continuando giocoforza allo stesso tempo ad investire. Scelta che ha accresciuto i livelli potenziali di indebitamento, come sottolinea anche l’Irpet nel suo rapporto sul turismo in Toscana. Tanto che l’Ebitda, cioè il margine operativo lordo, delle strutture alberghiere dal 2007 al 2011 risulta sceso di ben 22,4 punti percentuali. Un campanello d’allarme a cui bisogna cercare di rispondere, poiché il turismo in questi ultimi anni ha rappresentato un motore fondamentale dell’economia locale. Basti pensare che a livello regionale costituisce il 15% del Pil e garantisce il 10% delle ore lavorate. Inoltre, dal 2008 al 2012 i comparti più direttamente legati alla domanda turistica hanno creato 2.321 nuovi posti di lavoro. Nello stesso tempo l’industria ne ha visti andare in fumo più di 30mila. (Maurizio Abbati)

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