Primarie in do minore per il Pd. I fiorentini restano a casa Solo 11.500 ai seggi, cioè meno di un terzo rispetto a cinque anni fa

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Affida una lacrima al vento. Una vecchia canzone, a cui si ispira un nuovo vento, quello delle primarie fiorentine per il candidato sindaco del Pd. Una prova di democrazia si è detto. Ed era giusto dare la parola agli elettori. Ma non certo una prova di partecipazione, perché gli 11.500 fiorentini che domenica si sono recati ai seggi costituiscono una parte purtroppo non molto rappresentativa, sul fronte numerico, della città. E deve far riflettere il fatto che un’opportunità come quella di scegliere il proprio candidato, che era sembrata una rivoluzione, finisca per diventare un altro momento di espressione della scarsa fiducia nei confronti della politica. Perché undicimila e poco più persone contro un corpo elettorale che nel 2009 fu di 292mila persone, di cui 100mila votarono per Renzi, purtroppo non appare tale da parlare di progetto condiviso. Ma non è tutto, perché anche le stesse primarie vinte allora da Renzi registrarono un’affluenza nettamente superiore a quella di domenica scorsa: furono 37.271 i votanti, di cui 15.104 scelsero proprio il futuro sindaco. C’è dunque da chiedersi se non sarebbe stato meglio aprire le primarie alla coalizione intera, così da allargare la base e dare al candidato prescelto una maggior forza in vista del confronto elettorale. Primarie da ripensare dunque, per non farle restare un semplice esercizio di stile. (Maurizio Abbati)

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