Quale allegria. Una Festa
della Toscana senza sorrisi Crolla l’occupazione e peggiora la qualità di vita. Una ricorrenza in tono minore

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Una Regione impegnata a non lasciare indietro gli ultimi, coloro che non hanno voce, pronta a dare una mano a chi ha bisogno, a chi non è in grado di farcela da solo. É un impegno, o almeno un desiderio, quello espresso dal presidente Enrico Rossi nel suo intervento in consiglio regionale nella seduta solenne per la Festa della Toscana. Come impegno appare difficile da mantenere, perché le fila degli ultimi si infoltiscono ogni giorno che passa e con questo e per questo le risorse a disposizione degli enti pubblici diminuiscono, perché l’innalzamento dei livelli impositivi non basta a far pari con il calo delle entrate dovuto all’impoverimento medio della popolazione. Hai voglia ad alzare l’Iva, l’Imu, la tassa sui rifiuti e applicare nuove tasse sull’illuminazione, l’asfalto da rifare e via dicendo. Tutto questo non serve altro che ad accrescere il disagio, riducendo ulteriormente la ricchezza media. E quest’anno onestamente la Toscana non ha una grande voglia di fare festa. Sì, è vero, è il giorno in cui venne abrogata la pena di morte, ma la grandezza non va solo celebrata, va anche riaffermata. Ed è quello che ognuno vorrebbe adesso. Essere di nuovo i primi a invertire la tendenza, per quanto si può, dare un segno tangibile, che non arriva.

“In Italia – ha ricordato Rossi – secondo alcuni studi, fra il 2012 e i primi tre mesi del 2013, 121 persone si sono tolte la vita per cause direttamente legate al deterioramento delle condizioni economiche personali o aziendali: precarie condizioni economiche, perdita del lavoro, debiti con l’erario, ritardo dei pagamenti da parte dei committenti, magari pubblici. Senza poi contare il milione di disoccupati, il ricorso agli ammortizzatori sociali – che stanno finendo – e l’aumento della popolazione in condizione di marginalità sociali”. Ma non è tutto. In base ai dati dell’Istituto di Ricerche Economiche e Sociali di Cgil, nei primi sei mesi dell’anno nella nostra regione è avvenuto un crollo occupazionale del 2,4%, che significa altri 37.000 posti di lavoro bruciati. Ma sapete che il numero di ragazzi tra i 15 e i 29 anni senza lavoro negli ultimi sei anni in Italia è gonfiato di più di un milione?

Difficile avvertire addosso, sentir far breccia tra rabbia dolore amarezza, la voglia di festeggiare la Toscana. Così come per molti sarà difficile sentire quella di festeggiare il Natale, che francamente per le famiglie è appuntamento molto più sentito. Ecco. Forse è proprio questo l’obiettivo. Riportare la voglia di fare festa. (Maurizio Abbati)

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