Renzi e il governo: ”Il punto è cosa farà non quanto dura” ”Non è mica la batteria di un telefonino”. Ma il fattore tempo è determinante per il futuro

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Il potere logora chi non ce l’ha, diceva un tempo Giulio Andreotti, uno che di gestione del potere se ne intende. Ora, Letta è presidente del consiglio, Renzi sindaco di Firenze. Entrambi hanno un proprio potere, entrambi delle ambizioni e degli ostacoli da superare. E almeno uno di questi ultimi ce l’hanno in comune: il tempo. Se ad ogni giorno che passa senza inciampi Letta si rafforza, nonostante si trovi a fare il capitano di una squadra dove ciascun giocatore risponde ad allenatori diversi, ad ogni giorno che passa Renzi – essendo quello di candidato in pectore del Pd che verrà un profilo puramente virtuale – si trova sempre più “costretto” nel suo ruolo di sindaco. Anche se lui su Twitter, citando Thoreau, avverte di non essere nato “per essere costretto. Respirerò liberamente. Vedremo chi è il più forte”. Noi sappiamo che la virtù dei forti è la pazienza. Chi ne avrà di più?

“Come ho avuto modo di fare lo scorso 25 aprile, voglio fare i migliori auguri a Enrico Letta e alla sua squadra. Perché fare il tifo per il Governo significa fare il tifo per l’Italia. Ci si chiede quanto possa durare? Non è mica una batteria di un telefonino – ha detto Renzi a Palazzo Vecchio il primo maggio, in occasione della consegna delle Stelle al merito a 62 nuovi Maestri del lavoro toscani -. Il punto non è quanto dura, il punto è cosa farà. Magari se avrà bisogno di sei mesi in più per ridurre o dimezzare il numero dei parlamentari ben vengano i sei mesi se questo aiutare a semplificare”. In altre parole, se il governo Letta è capace di creare le condizioni per una maggiore governabilità del paese e magari il superamento del dualismo che per anni ne ha bloccato la crescita, ben venga. Bisogna però vedere se riuscito nell’impresa Letta potrà essere messo da parte, o il suo essere in fondo uomo di centro, chiamato da Napolitano a mediare per lo sviluppo, può aprirgli invece le porte ad una navigazione più lunga di quella di un semplice traghettatore. Intanto Renzi dovrà impegnarsi nuovamente in una battaglia per le amministrative, visto che il suo primo mandato da sindaco ha virato ormai verso la fine. Battaglia che per la verità sembra avere un esito scontato, ma mai considerare per acquisiti i consensi dei cittadini e dei nuovi amici di partito. Così si dovrà immancabilmente tornare a parlare dei Cento punti, e stavolta fare la conta degli obiettivi raggiunti e di quelli mancati. Ci saranno da affrontare di nuovo i capitoli delle Cascine, dell’ex Manifattura tabacchi, nell’ex Meccanotessile, dello stadio, ma anche quello di una tramvia ferma su un binario morto e di una città che ormai sembra vivere solo di turismo. Per non parlare delle solite buche. Tutto questo, lontano dai salotti televisivi nazionali. Ci vuole calma, e sangue freddo. (Maurizio Abbati)

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