Finanziare o non finanziare, questo è il dilemma. La via sembra ormai segnata, visto che il governo ha già tracciato una bozza di programma che prevede l’abolizione dei finanziamenti pubblici ai partiti. Almeno nel modo attuato finora, visto che a quanto pare di agevolazioni ne resteranno e non poche, almeno in termini di rimborsi spese per sedi, telefoni, campagne di informazione e via dicendo. Forse circoleranno meno contanti, ma anche su questo qualche dubbio, almeno sull’entità, in fondo potrebbe esserci, perché si tratta di quantificare quel due per mille che i cittadini possono offrire alla causa “spontaneamente” con la loro dichiarazione e che in fondo altro non è che risorse monetarie.
Del resto l’abolizione totale di ogni forma di sostegno spaventa non poco la politica, e forse a ragion veduta, perché è difficile pensare che non servano soldi per farla. E se non dovessero arrivare in maniera pubblica bisogna farsi sostenere dai privati, con tutti i rischi che ciò comporta se non si mettono soglie alle elargizioni, specie da parte delle aziende.
Un tema su cui torna ad esprimersi anche il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi su facebook. “Un giorno, non vorrei che il mio partito venisse comprato da qualche ricco in vena di ‘scendere in campo’. La legge sul finanziamento dei partiti – afferma il governatore – può essere un passo avanti per ridurre i costi della politica. Ma senza fissare un tetto per i contributi privati i rischi di una democrazia ancor più in mano ai ricchi sono davvero enormi. Il Pd si batta per questo in Parlamento e se perde, fissi comunque un suo tetto, autonomamente, per non avere padroni in casa. E per favore sia un tetto basso, non oltre qualche migliaia di euro. Nel Pd ognuno deve valere uno”. Insomma, attenti a farsi prendere la mano dall’antipolitica. (Maurizio Abbati)