Senza tutele per il made in Italy a rischio è la sopravvivenza delle nostre imprese. Lancia un appello Gianna Scatizzi, presidente di Confartigianato Imprese Firenze. “Dopo il deludente risultato dell’azione della Presidenza italiana dell’Unione Europea nel valorizzare le produzioni made in Italy (sancito dal rinvio al semestre a presidenza lettone della decisione sull’obbligo di indicazione di origine controllata), apprezziamo il tentativo del premier Matteo Renzi di rimediare alla situazione, portando il tema all’attenzione della cancelliera Angela Merkel, così da indurla ad accettare il ‘Made in’, la legislazione che consentirebbe tutele più forti per le nostre produzioni d’eccellenza, favorendone il rilancio”. “Ma – prosegue la presidente degli artigiani – non possiamo accettare che Renzi punti solamente al compromesso, limitando l’applicazione del ‘Made in’ a soli tre settori (tessile-abbigliamento-calzature, ceramica e mobili-arredamento), per giunta in via sperimentale (3 anni), tralasciando il resto del manifatturiero, ivi compreso l’agroalimentare che qui, in Toscana, è una punta di diamante”. Basti pensare che dei 4.813 prodotti agroalimentari tradizionali censiti in Italia (cioè alimenti caratterizzati da lavorazione, conservazione e stagionatura consolidate nel tempo), 1/10 (il 9,6%) sono toscani. 463 alimenti per l’esattezza, che si vanno aggiungere alle Dop e Igp, cioè le migliori specialità agroalimentari riconosciute e tutelate dall’Unione Europea, toscane ben al 10%. “Campanilismi a parte, attraverso l’origine dei prodotti è tutto il patrimonio manifatturiero italiano che va valorizzato: 596.230 imprese con 16.274.335 addetti, di cui il 58% in micro e piccole imprese fino a 20 addetti. Con questi numeri, se non è l’Italia a difendere l’identità delle produzioni, quale altro Paese europeo può farlo? Non ci sono vie di mezzo, occorre che l’Europa riconosca e approvi l’obbligo di indicare il marchio ‘Made in’ sui prodotti, così da garantirne la piena tracciabilità”, conclude Scatizzi.