Sotto zero, la ripresa toscana resta nel congelatore Il 2013 chiude con un calo del Pil di 1,4 punti. E il 2014 sarà a crescita zero. Ci salva l’export. Ora servono investimenti

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Non ci siamo. Il motore della nostra economia è acceso, ma il numero dei giri è ancora troppo basso per poter parlare di ripresa. L’analisi dell’Irpet disegna un quadro da lacrime, se non da sangue, piuttosto realista, in cui gli indicatori sono purtroppo tutti o quasi negativi, soprattutto i maggiori. Il 2013 si è chiuso ancora all’insegna della recessione, con una scivolata all’indietro del Pil di 1,4 punti percentuali, che non sarebbe poi tanto se non fosse che la serie negativa si protrae ormai dal 2008. E se non fosse che, a ben sperare, il 2014 potrebbe chiudersi con una sostanziale crescita zero, che significherebbe interrompere la discesa, ma certo dimostrando di non aver ancora avviato l ripresa, che solo con il prossimo 2015 dovrebbe cominciare a sentirsi, anche se con segnali che forse non influiranno sul recupero della domanda interna e dei consumi. Ma importante a questo punto è non sedersi ad attendere, poiché il quadro economico internazionale sta cambiando ed è essenziale operare in modo deciso sul fronte degli investimenti, che invece dal 2007 ad oggi sono calati pesantemente. Il comparto che più continua a pagare la crisi resta l’edilizia, che chiude il 2013 con un altro -6% nella produzione e dall’inizio della fase recessiva ha perduto ben il 35%, determinando per altro un forte aumento del numero di imprese in stato di procedura fallimentare. Ma anche l’industria ha pagato un prezzo molto alto nella produzione (-1,9%), tanto che il peso del manifatturiero sull’economia toscana è sceso alla soglia minima del 17%. L’altro elemento di forte preoccupazione è quello relativo alla tenuta occupazionale, peggiorata notevolmente a livello generale. Il tasso di disoccupazione regionale è salito all’8,7% (contro il 12,2 nazionale), mentre quello under 30 arriva fino al 22%. Ma c’è anche qualcosa che funziona ed è forse su questo che bisogna far leva, investire risorse, cioè l’export. Come dimostrano alcuni settori tornati a crescere nel 2013, ad esempio la farmaceutica, l’oreficeria aretina, la nautica di Viareggio. Insomma, se la domanda interna è in stato vegetativo, quella estera è consistente, soprattutto al di là dei confini europei. Ecco perché continua a crescere il numero delle presenze turistiche, così come la capacità di spesa dei visitatori stranieri, che hanno compensato e addirittura portato in attivo una bilancia turistica che ha assistito al calo progressivo della componente interna. Su quali basi ripartire? L’investimento ovviamente, ma che sia finalizzato a far crescere attività capaci di guardare avanti, settori da far sviluppare e maturare, non un investimento assistenziale, che finisce solo per rallentare il ricambio. E’ su questo che vanno concentrate le poche risorse disponibili. Investire è il solo modo per far ripartire la macchina e quindi far tornare a crescere i consumi, far ritrovare reddito alle famiglie, senza il quale il fronte della spesa è destinato a  rimanere piatto. (Maurizio Abbati)

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