Su le mani per Sant’Orsola
Cuor di ghiaccio da sciogliere Sopralluogo con residenti e comitati nell’ex convento. Si va verso un bando di concessione

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Il cuore di ghiaccio di Sant’Orsola attende solo di poter cominciare a sciogliersi. Anni di abbandono, di isolamento, ne hanno fatto il simbolo di un quartiere che soffoca e ha urgente bisogno di ossigeno. Che significa servizi, spazi pubblici, luoghi di aggregazione. Funzioni che Sant’Orsola potrebbe ospitare, insieme a tanto altro ancora, per proporsi come centro nevralgico di San Lorenzo. Ogni tentativo fatto finora per arrivare alla riqualificazione purtroppo è andato a vuoto. Tanti soldi e tanti vincoli. Tanti da far fare un passo indietro, o anche due, ad ogni possibile soggetto interessato. Sì. Perché è ormai innegabile che ogni ipotesi di ristrutturazione debba passare attraverso una sinergia con investitori privati, dato che il pubblico da solo non ha le risorse per finanziarsi. Risorse che però vanno trovate, così come va trovato un sistema diverso da quelli adottati finora per varare un piano di recupero adottabile e realizzabile.

I residenti ci credono ancora e non abbassano la guardia, anzi il fallimento del project lanciato dalla Provincia ha in qualche modo riacceso gli animi. Perché lasciare Sant’Orsola così significa costringere in ginocchio l’intero quartiere e condannarlo allo spopolamento, a rimanere solo terra di calpestio per i turisti. Ecco perché negli ultimi mesi si sono moltiplicati gli incontri, le proposte, e persino i sopralluoghi, come quello condotto mercoledì assieme ai tecnici della Provincia e all’assessore Stefano Giorgetti. Per vedere, per capire, individuare possibili soluzioni. La voglia di recupero insomma non si ferma. Ed è lo stesso Giorgetti a spiegare che sul terreno c’è già un’altra ipotesi. Si va verso un bando di concessione, spiega, aperto a quei privati che vogliano investire. Certo ci vogliono soggetti con disponibilità importanti: almeno 30 milioni di euro, cioè la cifra richiesta dal vecchio project. Del resto gli spazi sono enormi, qualcosa come 13mila metri quadri fuori terra, su due o tre livelli, più il piano interrato. E un certo interesse sembra esserci, come dimostrerebbero alcune visite già effettuate nei giorni scorsi. “Per quanto mi riguarda – precisa Giorgetti – basterebbe che rimanesse a disposizione del pubblico il piano terra, così da poterci localizzare quei servizi essenziali di cui c’è assoluto bisogno, come il posto di polizia, gli spazi per la socialità, una piazza, un grande bar”. Ma c’è anche un’altra strada da percorrere, secondo la Provincia, quella dei fondi europei per le riqualificazioni. Certo si tratta di soldi che arriverebbero solo negli anni. Ma perché non provarci. I residenti però ipotizzano anche altre vie, che prevedano magari il coinvolgimento diretto degli stessi cittadini e l’individuazione di più soggetti disposti a contribuire anziché di uno solo che effettui a proprie spese l’intero intervento. Un contributo però può arrivare anche incrementando l’informazione e il dibattito, per non far passare sotto silenzio la vicenda Sant’Orsola. Basta una foto postata su facebook, un video su youtube, basta ricordarsi di ricordare che in città c’è uno buco nero davanti a cui da troppo tempo ci si gira dall’altra parte. (Maurizio Abbati)

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