Topolino, 3mila candeline
e amarcord di Firenze Il primo numero del periodico in Italia fu pubblicato dalla fiorentina Nerbini prima di passare a Mondadori

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Un’impresa impossibile. Trovare in edicola una copia del numero tremila di “Topolino” può avere ormai del miracoloso, visto che i collezionisti lo hanno prenotato con un bel po’ d’anticipo e c’è anche chi ha fatto la coda per assicurarsene il possesso. “Topolino”, a più di 80 anni, resta un evergreen in grado di passare attraverso le mode e le generazioni, complice anche un costante rinnovamento che non lo ha mai snaturato. E un merito indubbio di questa sua notorietà in Italia ce l’ha anche Firenze, dove l’edizione nostrana ha avuto il suo battesimo, grazie a una casa editrice che nei fatti segnò la nascita dell’era del fumetto. Si tratta di casa Nerbini, dove l’ultimo dell’anno del 1932 fu creato il primo numero di un settimanale uscito poi con il titolo “Il Giornale di Topolino” (per la verità apparso per la prima volta nel marzo 1930 sulle pagine de “L’illustrazione del Popolo”). È il primo periodico italiano dedicato ai personaggi di Walt Disney. La casa editrice era stata creata negli ultimi anni dell’800 da un ex giornalaio, Giuseppe Nerbini, che aveva legato il suo esordio soprattutto a collane di romanzi popolari e saggi di carattere storico-politico. Ma nel 1932 la direzione passa nelle mani del figlio del titolare, Mario, che probabilmente viene conquistato dai disegni animati del simpatico e fresco personaggio disneyano, che a Firenze vengono proiettati nelle “Mattinate Topolino” al cinema Savoia. Così Mario Nerbini si mette al lavoro e da questa impresa esce un fascicolo di sole otto pagine in formato 35×25 cm,Il Giornale di Topolino”, ispirato a Disney senza però ospitare niente dell’autore americano. Si tratta di un giornale all’italiana, in qualche modo vicino nello spirito e nei contenuti al famoso “Corriere dei Piccoli”, che viene affidato alla direzione di un personaggio piuttosto noto a Firenze, soprattutto per le sue parentele, cioè Paolo Lorenzini, che si firma Collodi Nipote proprio per la sua discendenza da Carlo, autore di “Pinocchio”. Tra alti e bassi l’avventura fiorentina di “Topolino” va avanti meno di tre anni, fino al 25 giugno 1935, quando Nerbini sottoscrive un accordo con la milanese Mondadori, attraverso il quale ogni diritto sul periodico viene ceduto in cambio di un indennizzo di 300mila lire. Un’avventura che così doveva finire, visto che Topolino cominciava a diventare un personaggio sempre più gettonato anche in Italia e Mondadori aveva spalle assai più grandi di quelle di Nerbini ed era così in grado di offrire maggiori garanzie di sviluppo e commercializzazione per il colosso Disney. (Maurizio Abbati)

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