Trasporto pubblico in stallo. Senza risorse non c’è qualità Scarsi i proventi della bigliettazione e ultimi in Europa per velocità media e percorrenza. Settore in attesa della riforma

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Senza una riforma del settore, il trasporto pubblico locale non potrà assumere un’efficienza tale da garantire risposte concrete alle esigenze di mobilità del cittadino e alle imprese occasione di crescita economica. Una riforma che il governo ha annunciato in tempi brevi, di cui esiste già una bozza che deve passare all’esame del consiglio dei ministri, ma di cui ancora non si conoscono i contenuti. E’ stato questo il tema dell’incontro promosso da Federmanager a Firenze, a cui ha partecipato anche il viceministro alle Infrastrutture Riccardo Nencini. Le necessità del settore sarebbero soprattutto la certezza su regole e investimenti, la copertura finanziaria dei contratti di servizio e soprattutto il passaggio da una visione assistenziale a una imprenditoriale delle aziende del settore, che altrimenti non riescono a svilupparsi e diventare competitive anche su scala internazionale. Uno dei grandi temi in discussione è poi quella della bigliettazione. Secondo il vicepresidente Federmanager Carlo Poledrini, agli inizi degli anni ’60 con i biglietti le aziende coprivano l’80% dei costi, mentre già nel 1982 questa percentuale si era ridotta al 20% e poco più, a causa del processo di pubblicizzazione delle imprese. Tra il 2002 e il 2007, cioè in soli 5 anni, i costi operativi per passeggero sono cresciuti del 14%, mentre i ricavi del 9,6%. Fatto sta che oggi di ritroviamo di fronte un settore che non riesce a crescere e a far fronte alle esigenze dell’utenza, a causa di una spirale di basse tariffe, bassa contribuzione pubblica, quindi bassi investimenti e bassa qualità del servizio. Fatto 100 il prezzo di un biglietto extraurbano in Italia, in Spagna troviamo lo stesso prezzo, ma in Francia si sale a 140, in Germania a 160 e nel Regno Unito a 350. Mentre l’età media del parco autobus in Italia è la più elevata d’Europa (9,2 anni contro 7,7), siamo al penultimo posto per investimenti nel rinnovo mezzi e all’ultimo per velocità media e percorrenza. E infatti, mentre nel 2005 si vendevano 5mila bus in Italia, oggi siamo scesi a 1,5mila. Ben venga dunque la riforma del settore, che il ministro Nencini ha detto essere già pronta e in attesa di passare al vaglio del consiglio dei ministri. Con l’obiettivo, tra l’altro, di riaprire la competizione interna, incentivando i privati a concorrere in un paese in cui oltre il 60% del servizio di trasporto è ancora in mano al pubblico, nonostante le 1.150 aziende esistenti. (MaurizioAbbati)

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