Un giro di pista in più per la pista del Vespucci. Un maledetto “giro della morte”, come lo chiamano gli atleti che praticano i 400 metri. E che potrebbe rivelarsi anche la morte dei sogni di grandezza dell’aeroporto fiorentino, che dopo decenni di attesa sembrava riuscito a convincere tutti i soggetti – politici, amministratori, enti preposti al controllo, proprietà – a intonare anche obtorto collo un’unica nota: si. La decisione del cda del Vespucci di rilanciare, adottando un sistema a “piste parallele”, per rimanere in tema, cioè con un progetto incentrato su una da 2mila e un altro su una da 2mila e 400 metri, ha sollevato qualche dubbio, sebbene sia chiaro che l’obiettivo è quello di un margine di ricavo il più elevato possibile e probabilmente la seconda opzione si rivelerebbe più confacente in questo senso per la possibilità di ospitare velivoli più capienti. “L’idea di inviare all’Enac due ipotesi della nuova pista e una sola ipotesi al Consiglio regionale è un’evidente contraddizione”, ha commentato il governatore della Toscana Enrico Rossi, che dell’allungamento della pista ha fatto una sua battaglia, anche sanguinosa. Il perché è chiaro. Lo sviluppo di Peretola è condizionato da diversi fattori. Tra cui i vicini di casa. Come Prato, che teme quel nastro di cemento puntato verso il proprio confine. E se lo teme di duemila metri figuriamoci di 2mila e 400. E poi c’è Pisa. Senza intesa e integrazione con il Galilei non c’è futuro per Firenze. Come si è già detto, ribadito e scritto. Ma con una pista simile il Vespucci potrebbe ancora presentarsi solo come city airport, quale dovrebbe restare la sua vocazione? Si sa che l’appetito viene mangiando. Ma quello di Firenze rischia di andare a traverso a Pisa. E il delicato equilibrio su cui si regge lo sviluppo di entranbi gli scali potrebbe incrinarsi. A ragione? A torto? Non è questo infine che conta. Ma le parole di Rossi: “Per quanto mi riguarda, l’iter dell’approvazione della variante al Pit dovrà fermarsi e, nel caso dovesse arrivare all’esame del Consiglio, voterei contro”. (Maurizio Abbati)