Confindustria Firenze arruola le Start-Up e scommette sul futuro. L’idea è quella di offrire una “casa” alle giovani imprese, che hanno bisogno di servizi efficienti ma non ancora abbastanza risorse economiche per acquisirli. Per due anni infatti potranno associarsi e quindi usufruire di tutti i vantaggi, con i contributi previsti completamente azzerati. L’iniziativa, pilota in Italia, punta a supportare i neo imprenditori nelle attività di gestione e organizzazione delle attività di impresa, offrendo consulenza in tema di fisco, Inps, Iva, diritto del lavoro, credito, marchi e brevetti, internazionalizzazione, sicurezza, ambiente. Le neo imprese potranno rivolgersi a un ufficio appositamente creato e chiedere di aderire al Gruppo Start-Up, seguito da Fabrizio Landi, usufruendo così dei servizi dell’associazione fiorentina, che aiuterà l’impresa anche anche nell’interfaccia con nuovi potenziali investitori.
“Firenze vive la crisi più profonda della sua storia recente”, ha esordito il presidente Simone Bettini, che ha manifestato la necessità di elevare il tasso industriale di un’area con un’economia ancora “forte, ma poco dinamica (95°posto su 107 provincie italiane)”. “Noi puntiamo a un territorio più accogliente per le imprese. Che si misura anche dal numero delle start-up. Anche quelle che nascono sui banchi di scuola, come in America. Per questo – ha spiegato Bettini – ho voluto che in Confindustria Firenze ci fosse un ufficio dedicato alla creazione di nuova impresa e nuova occupazione attraverso il talento. Ci vuole una Firenze bella per fare impresa, non solo bella per passarci le vacanze”.
Il progetto è rivolto alle imprese già costituite ed operanti da non più di 48 mesi; il totale del valore della produzione annua, a partire dal secondo anno di attività, non deve superare i 5 milioni di euro. Le aziende già pronte ad iscriversi sono 15, su un totale di 47 registrate come Start-Up presso la Camera di Commercio.
Ma dopo aver fatto crescere le giovani imprese e aver formato i giovani talenti, bisogna anche adoperarsi affinché non emigrino all’estero e quindi consentire loro di trovare giusta collocazione. Insomma, una volta coltivati e curati, i cervelli vanno anche saputi fruttare, nel senso buono ovviamente. (M.Ab)