I soldi? Merce rara. Da 30 euro in su “si striscia”

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C’erano una volta… i soldi. Quelli veri, di carta, o anche in moneta. Oggi che al loro posto nel portafogli si trovano sempre più spesso le carte di credito – magari vuote – personalmente un po’ li rimpiango. Un tempo, quando mi capitava di essere pagato in contanti, e non a nero, perché l’equazione contante-evasione fiscale mi sembra quanto meno forzata, li contavo e li ricontavo. E li conta oggi mio figlio, a cui la paghetta non ho ancora iniziato a farla ritirare da solo allo sportello del bancomat (ci penserò).

Mentre mi specchio nei miei ricordi prosegue la manovra anti-evasione decisa dal governo, che si concretizza proprio nel mandare fuori uso, se non fuori corso, i contanti.  Dal prossimo 28 marzo commercianti e professionisti saranno obbligati ad accettare pagamenti con il bancomat per transazioni superiori a 30 euro. Innovazione che pone diversi problemi ai negozianti, cominciare da quello dei costi. “Un vincolo – commenta Franco Marinoni, direttore generale di Confcommercio Toscana – che, se da una parte imprime modernità ai servizi della rete distributiva italiana portandoli ai livelli internazionali, d’altra parte suona come un nuovo balzello per imprenditori e professionisti”. “Se la norma è stata fatta con l’intenzione di rendere più efficienti, comodi e sicuri i pagamenti, oltre che rintracciabili, allora – spiega Marinoni – vanno anche calmierate le commissioni bancarie sulle transazioni con il Pos. Da noi sono ancora troppo alte. Gli unici a perderci saranno ancora una volta i commercianti”.

Per  avere il Pos in negozio, secondo Confcommercio, “si arriva a pagare un canone di 15-20 euro al mese, oltre alle commissioni su ogni transazione: spese basse per il bancomat (0,50-1%), più alte per le carte di credito (dall’1 al 3-4%).  Per una struttura commerciale che fattura sui 500mila euro l’anno si tratta di una spesa di 15.000 euro annui!”. “Ma i problemi maggiori riguardano ovviamente i piccoli commercianti – precisa Marinoni – molti dei quali sprovvisti di Pos proprio alla luce dell’entità irrisoria dei singoli pagamenti che ricevono, e i professionisti, come commercialisti e avvocati, che non sempre dispongono dei sistemi per l’accettazione di pagamenti con moneta elettronica”. (Ma.Ab.)

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