Concerto di Natale per l’Ort e Daniele Rustioni

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L’Orchestra della Toscana celebra le feste con il tradizionale “Concerto di Natale”.  In programma musiche di Beethoven, Brahms e Dvořák.  Debutto il 18 dicembre a Piombino per poi proseguire a Castelfiorentino (19), Figline Valdarno (20), Poggibonsi (22) e Pisa (23). Chiusura nel Teatro Verdi a  Firenze, mercoledì 24, in orario pomeridiano (17.00). Sempre più richiesto dai maggiori teatri internazionali, Daniele Rustioni ha appena terminato l’impegno con l’Elisir d’amore alla Royal House Opera di Londra. Questa stagione vedrà il giovane direttore debuttare con la Filarmonica del Teatro La Fenice, con la Bournemouth Symphony, con la Filarmonica della Scala, con l’Orchestra Sinfonica di Tenerife e con la Netherlands Symphony Orchestra, mentre nel giugno 2016 dirigerà per la prima volta la Tokyo Symphony Orchestra. Dopo il grande successo del concerto di apertura del Cartellone dell’ORT, lo scorso ottobre, Rustioni torna sul podio della formazione toscana, in veste di unico protagonista del Concerto di Natale, alla direzione di tre capisaldi del repertorio ottocentesco. La Leonora n.3 è una delle ouverture pensate da Beethoven come introduzioni sinfoniche alla sua unica opera teatrale (dalla genesi assai faticosa) dapprima intitolata, appunto, Leonora, poi definitivamente “Fidelio”. L’opera racconta – e le ouverture ne fanno il riassunto in note – di come Leonora, travestitasi da uomo con il nome di Fidelio, si finga guardia carceraria per tentare di liberare lo sposo Florestano ingiustamente imprigionato da un tiranno per le sue idee politiche. Le Variazioni su un tema di Haydn del 1873 (ma il tema in realtà è popolare, non di Haydn come si credeva all’epoca) servirono a Brahms per prender coraggio e affrontare finalmente il genere sommo della sinfonia a cui aspirava da almeno vent’anni; solo che, fino a queste Variazioni, non si era mai sentito sicuro di poter padroneggiare bene l’orchestra. La Sinfonia Dal nuovo mondo(1893) è una delle prime composizioni americane della storia scritta utilizzando anche temi da spiritual e da canti indiani, quando il boemo Dvořák era direttore del National Conservatory of Music di New York.

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