Il mese di maggio si apre alla Pergola con “Il sogno di un uomo ridicolo” di Dostoevskij, diretto e interpretato da Gabriele Lavia, con Massimiliano Aceti. “Il sogno di un uomo ridicolo” rappresenta un mondo che si è condannato alla sofferenza, auto-recluso, serrato e costretto in una metaforica camicia di forza, condizione e impedimento di ogni buona azione. Un momento di riflessione profonda e appassionata, in una dimensione sospesa tra fiaba nera e ricognizione psichica. Dostoevskij concepisce “Il sogno di un uomo ridicolo” come un racconto fantastico, scritto intorno al 1876 e inizialmente inserito nel “Diario di uno scrittore”. Si tratta della storia di un uomo, abbandonato da tutti, che ripercorre in un viaggio onirico la sua vita e le ragioni per cui si è sempre sentito estraneo alla società. Gabriele Lavia in più momenti della sua carriera si è confrontato con questo testo: “La prima volta lo lessi a degli amici a 18 anni e ancora non ero un attore”, ricorda, “oggi è passata una vita e ‘Il sogno’ è quasi un’ossessione. Ho scelto di rimetterlo in scena per festeggiare la nascita del Teatro della Toscana, riconosciuto Teatro Nazionale, e per riaffermare con forza come l’indifferenza, la corruzione e la degenerazione non possano essere le condizioni di vita della nostra società”. Giunto all’età di 46 anni, il protagonista de “Il sogno di un uomo ridicolo” decide di metter in pratica l’idea, a lungo corteggiata, del suicidio. Però si addormenta davanti alla pistola carica. Inizia così un sogno straordinario che lo porta alla scoperta della “verità”. Approda in un altro pianeta, del tutto simile alla Terra tranne che per l’animo dei suoi abitanti, sono puri, innocenti, e in quella purezza lui, per la prima volta, non viene additato come ridicolo. Ma il suo arrivo non è senza conseguenze: contamina quella gente che in poco tempo acquista tutti i difetti della società da cui lui proviene.