Un classico che diventa strumento per una nuova analisi teatrale. Umberto Orsini e la sua nuova Compagnia producono La Leggenda del Grande Inquisitore da I Fratelli Karamàzov di Dostoevskij, in scena alla Pergola dall’11 al 16 novembre. L’incontro di Orsini con Ivan Karamazov nel 1969, con lo sceneggiato prodotto dalla Rai diretto da Sandro Bolchi e adattato da Diego Fabbri, ha da sempre lasciato nel pubblico una grande ammirazione e il desiderio di poterlo reincontrare. Oggi insieme a Leonardo Capuano, Orsini scrive una nuova drammaturgia per lo spettacolo tratto dal celebre romanzo che affida alla regia di Pietro Babina. Umberto Orsini in questa edizione è di nuovo un immaginario Ivàn Karamàzov maturo che si misura, attraverso uno specchio, con il se stesso giovane. In scena, accanto al doppio personaggio, Leonardo Capuano, un Mefistofele di eco faustiana con il quale l’Inquisitore si industria a classificare temi ossessivi quali fede, mistero, autorità, peccato e libertà. Nell’opera Ivàn Karamàzov espone al fratello Aleksej la propria idea per un racconto allegorico ambientato in Spagna, ai tempi della Santa Inquisizione. Dopo quindici secoli dalla morte, Cristo fa ritorno sulla Terra: pur apparendo sotto mentite spoglie viene riconosciuto e incarcerato dal Grande Inquisitore. Condannato a morte, riceve nelle segrete dove è rinchiuso la visita del suo giudice, il Grande Inquisitore, che gli illustra una sconcertante visione del mondo e del rapporto con Dio.