C’era una volta il cinema
Amarcord Universale

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Un fiorentino in generale, e un sanfredianino in particolare, non può dirsi tale se almeno una volta non è stato a vedere un film al mitico cinema Universale di via Pisana. Un cinema che molti definiscono “popolare”, nato nel dopoguerra e chiuso nel 1989 nel quartiere del Pignone, vecchio quartiere portuale di Firenze, lungo l’Arno, poco fuori dalle mura di Porta San Frediano. Una sala che, e vedremo più avanti per quali motivi,  è rimasta nel cuore di quanti l’hanno frequentata, tant’è che è diventata non solo una sala mito ma anche mitica.

Non a caso agli inizi del 2000 un amante spassionato del rione del Pignone, Matteo Poggi, classe 1971, di professione vigile urbano, ma storico e ricercatore per diletto, ha raccolto la storia del Cinema Universale in un mitico libro, “Breve storia del Cinema Universale”, edizioni Polistampa.

L’Universale era il palcoscenico del naturale popolaresco in tutte le sue diaboliche, macabre, affascinanti, seducenti rappresentazioni… Un cinema d’essai, nel quale si entrava a due lire, e spesso a sbafo, e che era popolato della fauna più effervescente e scatenata che Firenze possa ricordare. Venne chiuso nel 1990 alla morte del suo proprietario, Manlio Bracciotti.

Matteo Poggi, attraverso una ricerca certosina, è riuscito a far parlare non solo chi ci lavorò, la Cassiera, la Maschera, il Proiezionista, il Programmista – veri martiri del lavoro per come venivano trattati dal pubblico – ma i veri “protagonisti” della sala, ovvero i frequentatori, un pubblico tanto rissoso e irruento quanto meravigliosamente fantasioso, che in questa sala magicamente diventava “il vero e solo spettacolo”, facendo della pellicola che veniva proiettata una sorta di comparsata, non sempre necessaria, per passare due ore in spensieratezza e allegria con gli amici.

Il successo del libro è stato tanto – ben 3 ristampe – da realizzare, nel 2007 un documentario, “Cinema Universale D’Essai”, che non è solo un viaggio squisitamente cinematografico ma un percorso storico di quattro decenni che ha rivelato l’identità di un paese attraverso una città, Firenze. Tutte le trasformazioni storiche e i passaggi cinematografici dal popolo “molto pittoresco” dell’Universale venivano vissuti attraverso un clima burlesco quanto tragico, scherzoso quanto beffardo.

Era “tradizione” urlare commenti ironici nel momento in cui la luce della sala si spengeva,  e ogni sera c’era la certezza che sarebbe successo qualcosa, perché nonostante la buona volontà della maschera e della cassiera, il pubblico faceva quasi tutto, fino ad entrare in sala con una Vespa, far volare piccioni in aria durante la proiezione de “Il volo”, o con la polizia che irrompeva nel cinema durante la proiezione de “La retata”.

Ora, a distanza di anni Matteo Poggi ritorna a scrivere di questa storica sala cinematografica pubblicando il libro “Spoon River dell’Universale” e creando, in occasione della presentazione pubblica, un evento particolare quanto innovativo, organizzato assieme all’Associazione Navicellai, agli Amici del Teatro del Cestello e all’Associazione Rondinella del Torrino.

L’evento, presentato alla stampa cittadina dal presidente del Consiglio Comunale di Firenze Eugenio Giani, si terrà giovedì 21 novembre alle 19.15, al Teatro del Cestello e poi al Circolo della Rondinella, dove, dopo un’apericena, a prezzo popolare, come era il biglietto dell’Universale, sarà proiettato il documentario sul Cinema Universale.

Il palco dello storico teatro d’Oltrarno sarà calcato dalle persone che nei fatti hanno costruito l’epopea del Cinema Universale: il programmista Giancarlo Pellegrini, il proiezionista Nicola Bina, la maschera Romanone, la cassiera Graziella Giannoni, che per la prima volta dal vivo, e in un teatro, cosa strana per un cinema, racconteranno le loro esperienze, e risponderanno alle domande del pubblico. La serata sarà moderata dal giornalista Franco Mariani del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici.

Sul palco, in una speciale quanto fantasiosa rappresentazione scenica-teatrale, curata registicamente da Francesco Bartoli, si alterneranno anche alcuni ex clienti fissi dell’Universale che racconteranno i loro trascorsi nella sala di via Pisana, rallegrando, alla maniera tipica di quella sala, la serata.

Il presidente  Giani, ha ricordato come “il Cinema Universale rappresenta un riferimento nella storia culturale e sociale di Firenze, perché era il cinema che ha avvicinato tanti giovani, e in generale tante persone, ad un modo di vivere l’evento con quello spirito popolare tipico di San Frediano, tipico dell’Oltrarno, il quartiere più autentico di Firenze. Io penso che sia molto bello rievocare attraverso una serata, come hanno organizzato gli amici dei Navicellai, del Torrino e del Cestello, per ricordare quei momenti a cui tutti noi siamo attaccati. Ricordo l’Universale come il luogo in cui noi ragazzi venivamo, tra i chewingum che venivano lanciati, tra l’eco e l’urlo dalla sala che accompagnavano le varie scene del film sullo schermo, e che davano allo spettacolo il senso di una partecipazione popolare in cui ci ritrovavamo. Sentivamo una sorta di personalizzazione del luogo. La fortuna dell’Universale è stata proprio quella di rappresentare uno spaccato della storia del cinema nella città di Firenze, ma non solo, un luogo che rappresentava un particolare rapporto tra l’Oltrarno, e il suo modo di essere, e il locale per eccellenza dove si andava al cinema”.

A tutti i partecipanti alla serata verrà fatto omaggio di una riproduzione fedele di un programma pieghevole del Cinema Universale. (Mariani Franco)

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