Viaggio nell’arte
tra Firenze e Venezia

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La Sala Edoardo Detti del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi ospita la mostra “Una novella patria dello spirito. Firenze e gli artisti delle Venezie nel primo Novecento”, che resterà visibile fino al 9 febbraio 2014. Attingendo alle aree meno note della propria ricca collezione il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, in collaborazione con la Fondazione Coronini Cronberg di Gorizia e la Soprintendenza di Trieste, ha inteso dar corpo a un progetto che indaga la speciale attrazione esercitata dalla città di Firenze su molti artisti veneti, friulani e giuliani nei primi decenni del Novecento, quando il capoluogo toscano rappresentò per molti aspetti la sintesi più compiuta della cultura italiana, e non solo figurativa e letteraria. Ne emerge il ruolo centrale di Firenze anche rispetto alle vicende del recupero dell’incisione in Italia all’inizio del secolo scorso, quell’arte del “Bianco e Nero” che proprio allora andava ricevendo nuovo impulso grazie anche a molti di questi artisti. Attirati dal fascino del glorioso passato d’arte della città, essi contribuirono alla sorprendente vitalità di una stagione particolarmente felice per l’incisione: basti citare la Scuola d’Incisione presso l’Accademia di Belle Arti, guidata da Carlo Raffaelli e poi da Celestino Celestini che, raccogliendo l’eredità di Fattori, avviò nel 1912, prima in Italia, corsi ufficiali, o la Prima Esposizione Internazionale di Bianco e Nero (1914), e ancora la Seconda Esposizione Internazionale dell’Incisione Moderna (1927), esperienze tutte che fecero di Firenze, per alcuni lustri, l’autentica capitale dell’incisione in Italia.

La città viveva la stimolante fioritura delle riviste storiche d’inizio secolo accogliendo un gruppo di intellettuali che dalle regioni non ancora “redente” vi convergevano seguendo il richiamo di una comune cultura “italiana”. Ai nomi più noti di Saba, Slataper, Stuparich o Michelstaedter tra i letterati, fanno riscontro quelli dei giovani artisti loro conterranei che vi inseguivano la ricerca di un’identità culturale, trovandovi in alcuni casi una nuova patria d’elezione. Il più emblematico resta quello di Giannino Marchig ma vanno ricordati anche Rietti, Croatto e Sbisà, cui si aggiunsero i trentini Disertori e Cainelli, e ancora Bianchi Barriviera e Balsamo Stella dal Veneto.

Il percorso muove attraverso 66 opere su carta, tra disegni e stampe, che rivelano come nella dimensione intima della lastra o del foglio questi artisti abbiano saputo sintetizzare in maniera mirabile i temi del ritratto, della figura e del paesaggio. Pur con percorsi diversi, tutti trovarono nella speciale valenza “segreta”, lenta e di meditata pazienza della pratica incisoria uno strumento consono a esprimere un loro personale “sentimento del tempo”, per molti ancora sotto gli influssi delle poetiche simboliste.

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