L’economia fiorentina viene da cinque anni di costante impoverimento. La crisi economica ha colpito più o meno tutti i settori, determinando crollo della produttività e dell’occupazione. Un solo settore si è in qualche modo salvato, anche se adesso sta cominciando a pagare proprio l’effetto di un’operazione salvataggio messa in atto per scongiurare la crisi stessa, cioè quello del turismo. Secondo l’analisi del Centro studi turistici sui dati della provincia, il calo delle imprese attive tra il 2008 e il 2013 si è diversamente distribuito nei diversi settori dell’economia provinciale: il manifatturiero segna una flessione del -10,9%, l’agricoltura del -10,7%, il commercio del -2,9%, l’edilizia del -3,8%. Al contrario, sono aumentate leggermente le attività immobiliari +0,9% e in generale i servizi alle imprese e alle persone. Sono poi aumentate in maniera considerevole anche le imprese specializzate nei servizi di alloggio e ristorazione: il saldo positivo è di 1.203 attività, che si traduce in un +26,3%.
Un turismo che malgrado la flessione delle presenze italiane ha saputo consolarsi con l’aumento degli stranieri, tanto che dopo un 2012 caratterizzato da una lieve contrazione dei flussi, le stime per il 2013 indicano una ripresa del movimento che dovrebbe attestarsi intorno al +3,6% per gli arrivi e al +2,3% delle presenze. Dati molto migliori di quelli regionali e nazionali per altro. E questo, come dicevamo grazie al contributo in arrivo dall’estero: in provincia di Firenze si stimano infatti a consuntivo poco meno di 9,3 milioni di presenze straniere (+4%), a fronte di circa 3,2 milioni di presenze italiane (-2,4%). Buono anche il dato sul fatturato, cresciuto del 20% con una performance migliore per le strutture extralberghiere (+32%) rispetto a quelle alberghiere (+16%). E allora dove sta il tarlo di cui dicevamo all’inizio? Dove il problema per un turismo che sembra volare alto oltre la crisi? Ebbene, l’incremento di fatturato non si traduce in incremento di utili. Tanto che la redditività netta sui ricavi a livello provinciale passa da +1,0% nell’anno 2007 a -10,1% nel 2012. Addirittura nelle strutture alberghiere localizzate nel comune di Firenze si passa da +2,4% a -12,1%. Cosa significa tutto ciò? Che malgrado i tassi crescenti di occupazione camere l’utile diminuisce e con esso la capacità di investimento necessaria per riposizionarsi costantemente sul mercato per far fronte alla grande concorrenza internazionale. A causa soprattutto delle spese, legate da una parte alla tassazione e dall’altra al personale. E’ così che diverse strutture stanno già mettendo in atto tagli o ristrutturazioni. E il colmo è che non accade perché mancano i clienti. Per riequilibrare la situazione bisognerebbe che gli alberghi agissero sul fronte dei prezzi, ma certo non è questo il periodo ideale. E’ da qui che arriva una sofferenza che si può lenire solo con un’azione mirata per comprimere la pressione fiscale, che eviti di indebolire l’intero sistema. Perché a Firenze di turismo si vive. (Maurizio Abbati)