Là dove c’era l’erba, ora c’è una città. Le parole della indimenticabile canzone di Adriano Celentano potrebbero applicarsi anche al caso Toscana, ma solo in una certa misura, poiché se è vero che l’urbanizzazione tende a sottrarre spazi verdi ci troviamo comunque e sempre di fronte a una regione dove l’elemento ambiente gioca un ruolo importante. Ciò non di meno in questi ultimi anni si è costruito e nei prossimi la cementificazione potrebbe proseguire, anche se la Regione ha allo studio una nuova legge urbanistica per regolamentare il consumo del suolo e un piano del paesaggio che dovrebbe razionalizzare i processi di modernizzazione e che conta ben 365 aree vincolate, che coprono circa il 20% del territorio, una per ogni giorno dell’anno insomma.
Tuttavia, dicevamo, se nel territorio toscano al 2010 erano 197.000 gli ettari di superficie urbanizzata, pari all’8,53% del territorio regionale, nel 2010 la superficie urbanizzata è aumentata di 3.272 ettari a spese della superficie agricola, che è diminuita di 3.061 ettari e rappresenta il 38,40% del territorio, quella boscata invece il 52,12%, calata nel triennio di 373 ettari. Il governo del territorio è dunque importante per indirizzare lo sviluppo, aprendo a ciò che appare strategico sotto il profilo infrastrutturale e industriale ma garantendo equilibrio. Quello che in questo senso ha destato non poche perplessità è il varo di una serie di interventi destinati sicuramente a “consumare” in qualche modo altro territorio. Nei prossimi anni è infatti previsto l’avvio o la realizzazione di opere di notevole impatto, tra cui il nodo per l’alta velocità di Firenze, il completamento del discusso Corridoio tirrenico e della E78 Grosseto-Fano, la nuova pista dell’aeroporto Vespucci di Firenze. Tutte opere contenute nel Prim, ovvero il Piano regionale integrato delle infrastrutture e della mobilità adottato dalla giunta Rossi. Lo stesso governatore che ha annunciato la creazione di un fondo di due milioni di euro da mettere a disposizione dei Comuni per l’abbattimento dei cosiddetti “ecomostri”. “Il problema della Toscana, più che gli ecomostri, è la trasformazione del nostro paesaggio, non sempre attenta come invece dovrebbe essere – ha sottolineato da parte sua l’assessore all’ambiente Marson -. Non c’è la necessaria attenzione alla trasformazione del nostro territorio, abbiamo costruito aree industriali lungo i fiumi, nuove urbanizzazioni vicino a mura medioevali, piattaforme ricettive lungo la costa. C’è certamente un problema di regole, ma c’è anche una questione culturale di attenzione e sensibilità che la pratica dei condoni ha disincentivato”. (Maur