Tassa di soggiorno, un passo fuori dal sommerso

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Tassa di soggiorno: un fiume di denaro in continua crescita per le casse del Comune di Firenze. Proventi che consentono di coprire spese importanti, come quella per il costo di gestione della tramvia. Pensate che per ogni linea all’anno ci vogliono 6 milioni di euro, e di linee in funzione ce ne sono già tre.

L’assessore al Bilancio Perra ha illustrato i dati relativi al 2018, che si è chiuso con entrate complessive per 42 milioni di euro, con un aumento del 28% sul 2017, e per il 2019 si ipotizza di arrivare a 43 milioni. Una fetta sempre più importante di questa ricchezza è generata dalla cosiddetta locazione turistica, cioè case e stanze in affitto, che l’anno scorso da sola ha generato 7,6 milioni, di cui 5,6 arrivati tramite gli incassi fatti direttamente da Air bnb tramite il “Collect e remit”, cioè incassando dagli host e poi riversando al Comune. Ma la cosa interessante è che la necessità di corrispondere quanto dovuto per la tassa di soggiorno ha portato molti dei proprietari degli immobili a uscire allo scoperto e quindi ha dato un grosso contributo all’emersione del sommerso. Pensate che il numero dei pernottamenti ufficiali lo scorso anno è cresciuto del 116%, che significa un incremento di gettito da 1,1 a 2,5 milioni. Ma se si considera che in realtà le presenze sono rimaste pressoché le stesse l’aumento è da collegare proprio a una regolarizzazione dell’attività. Tanto che il numero degli appartamenti o stanze dichiarati in locazione risulta salito da 5.429 a 7.179. Certo c’è ancora molto da fare, visto che come ha spiegato l’assessore in diversi casi al pagamento della tassa di soggiorno non corrisponde il pagamento di altri tributi, con il rischio però di accertamenti.