Un bel posto in banca, da impiegato. E’ stato il sogno di più generazioni di italiani. Perché le banche sono sinonimo di sicurezza e non precarietà, e soprattutto pagano molto meglio di un ente pubblico. Tutto vero. Nessuno però avrebbe mai immaginato che anche le banche potessero fare un passo indietro, e che al moltiplicarsi degli sportelli e del numero degli addetti seguisse una fase contrassegnata dalle chiusure e dai licenziamenti. I numeri parlano chiaro. Secondo i sindacati di categoria nella sola provincia di Firenze al 31 luglio scorso risultavano aperte ben 656 filiali di banche per 13mila addetti. Tante, direte voi. Ma cosa pensate se mettendo le carte sul tavolo vi spiegano che nel solo 2012 le filiali chiuse sono state 75, a cui se ne aggiungono altre 51 nei primi 7 mesi di quest’anno? E se poi aggiungono che secondo Abi ci sarebbero all’orizzonte altri 30mila esuberi in tutta Italia oltre ai 48mila già avvenuti? Quello del bancario resta dunque forse ancora un bel posto. Ma assai più a rischio di qualche anno fa.
E’ per mettere fine a questa emorragia di posti di lavoro che i sindacati hanno deciso di proclamare uno sciopero. Perché non siano sempre i lavoratori a pagare le spese delle crisi. E rilanciano la proposta di una legge che ponga un tetto agli stipendi dei manager, che oggi arrivano a guadagnare, secondo le cifre della Cgil, 163 volte più dei dipendenti. Bancari e banchieri insomma non sono la stessa cosa. (Maurizio Abbati)