Il barile si è sfondato
Nove milioni in affanno Gratta gratta gli italiani hanno esaurito le riserve. A Firenze solo 2 aziende su 100 crescono nei fatturati

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A forza di grattarlo si è rotto anche il barile. Gli italiani sono considerati tradizionalmente un popolo di risparmiatori, ma da qualche anno la tendenza all’accumulo, la vocazione a crearsi dei piccoli tesoretti da spicciolare poi in base alle necessità, si è invertita. E non certo per scelta. La crisi sta erodendo i risparmi e con essi la capacità d’acquisto. Le migliaia e migliaia di posti di lavoro perduti hanno portato una quantità enorme di famiglie a camminare sulla linea di confine dello stato di povertà. E non basta un colpo di calciomercato a riportare il sereno.

Le parole commuovono, ma i numeri fanno gelare il sangue. Secondo Unimpresa le persone in difficoltà in Italia superano ormai i 9 milioni. Ai disoccupati vanno sommati tutti quei lavoratori che pur conservando ancora un posto si trovano in condizioni precarie o economicamente deboli che estendono l’“area di disagio”. Ai 3,66 milioni di persone disoccupate, bisogna infatti aggiungere i contratti di lavoro a tempo determinato, sia quelli part time (652mila persone) sia quelli a orario pieno (1,51 milioni); vanno poi considerati i lavoratori autonomi part time (838mila) e i contratti a tempo indeterminato part time (2,56 milioni). Un insieme di occupati a vario titolo – ma con prospettive incerte circa la stabilità dell’impiego o con retribuzioni contenute – che ammonta complessivamente a 5,5 milioni di unità. Il totale dell’area di disagio sociale, calcolata dal Centro studi Unimpresa sulla base di dati Istat, arriva così a comprendere 9,22 milioni di persone.
Ma non è tutto, perché l’area del disagio si sta allargando a macchia d’olio: negli ultimi sei mesi l’aumento è stato dell’8,9%, che in cifre significa 752mila persone. E c’è da chiedersi cosa accadrà quando arriveranno a scadenza le casse integrazioni concesse.

Firenze in tutto questo non sta meglio delle altre città. E nei prossimi anni non potrà che peggiorare, sia per quanto riguarda il pubblico che per il privato. Comuni e Regione hanno stoppato le assunzioni e la seconda dovrà giocoforza sottoporsi a una dieta dimagrante per il personale in parallelo a quanto dovrebbe avvenire con i consiglieri. Sulle Province grava invece la spada di Damocle della cancellazione o quanto meno di un depotenziamento e accorpamento che sicuramente avrà ripercussioni anche sul personale in un’ottica a medio termine. Le imprese da parte loro non riescono più a stimolare l’occupazione, agevolazioni o meno. Nel 2012 solo il 7,2% delle aziende ha fatto registrare fatturati in crescita; nel 2011 era l’11%, nel 2010 addirittura il 15,6%. Nel 2013 si stima si arrivi poco sopra il 2%. A fronte di questo, solo lo 0,8% pensa di creare nuovi posti di lavoro quest’anno, mentre l’11,2% teme purtroppo di essere costretto a ridurli. Gli altri, i più, non sanno dire ancora cosa sarà di loro, o hanno già dato, tagliando e salvaguardando dove si poteva, poiché a nessuno piace mandare la gente a casa. (Maurizio Abbati)

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