Professionisti per scelta, autonomi per necessità Aumenta il numero delle partite iva e degli iscritti agli Ordini. Ma spesso è solo causa della crisi

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Lavoratori autonomi non si nasce, si diventa: a volte per scelta, a volte invece per necessità. Negli ultimi anni, a causa della crisi occupazionale, capita purtroppo sempre più spesso che la creazione di un lavoro autonomo dipenda non dal fato o da una espresso desiderio di indipendenza, quanto dalla necessità di lavorare in assenza di qualcuno che ti offre un contratto. Situazione che sta determinando un’ascesa anche incontrollata di partite iva, a caccia disperata di una fetta di mercato e di clienti in un momento in cui nessuno sembra più aver bisogno di servizi. Capita così anche ai professionisti, che devono fare i conti con una concorrenza ormai elevatissima e una domanda quanto mai ridotta. Ma quanti sono gli appartenenti alle varie professioni in Toscana. Ebbene, secondo una ricerca dell’Irpet presentata a Sant’Apollonia durante un convegno sul mondo delle professioni, rappresenterebbero il 10% degli occupati. Al dicembre 2013 gli scritti ad Ordini e Collegi professionali erano infatti 148mila, il che significa 39 professionisti ogni mille abitanti, 4 sopra la media nazionale. I più rappresentati appartengono alle professioni sanitarie, con i medici e odontoiatri a quota 31.708 e gli infermieri a oltre 23mila. A seguire gli ingegneri a 13mila, gli avvocati a 12mila, gli architetti a 10mila 500, i geometri 10mila, i commercialisti 9mila, i farmacisti 6mila, gli psicologi 5mila 500 e i giornalisti 5.327. Tanti, tantissimi, e molti di questi arrivati proprio negli ultimi anni. Basti pensare che i commercialisti dal 2006 al 2013 sono aumentati del 220%, gli psicologi del 100% e gli avvocati del 57%. E in questo contesto cresce il numero di coloro che lavorano a partita iva individuale, tanto che per il 74% dei casi di può parlare di autoimpiego e solo il 26% creano lavoro aldilà del proprio. Questo significa che molti lavorano fidando su pochi clienti e solo le realtà più organizzate riescono ad allargare il giro d’affari. Insomma, l’autonomia non è sempre sinonimo di indipendenza, almeno sotto il profilo economico, specie per i più giovani, che stentano ad affacciarsi sul mercato. (Ma.Ab.)

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