Stupiscimi. Il turista va a caccia di emozioniCome cambia la scelta della destinazione. Firenze deve saper guardare avanti. La lezione della BTO

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Il turismo sarà sempre più un’esperienza di vita, qualcosa che sappia colpire la sfera emotiva. Non è l’hotel di lusso che conta, o la bellezza di un edificio, delle opere d’arte contenute in un museo, di un paesaggio, ma quello che raccontano, la loro capacità di suggestionare. Una lezione che gli esperti ci impartiscono ormai da qualche anno, costruita in base ai risultati dei sondaggi condotti sulle modalità di scelta del turista, ma che ancora non ha fatto breccia nella gran parte dei nostri operatori. In molti c’è ancora la convinzione, specie in città di assoluto valore come Firenze, che la bellezza e la risonanza del nome siano sufficienti da sole ad attrarre visitatori. E in fondo può essere anche vero, ma la vera forza di una destinazione turistica sta nello stupire e nella capacità di farti venire la voglia di tornare. E non per rivedere il David o farsi un’altra foto sul Ponte Vecchio, ma per riassaporare quella sensazione magica che avevi provato.  E’ su questo che bisogna investire oggi: trasformare una città in un luogo denso di suggestioni, o meglio farle emergere facendone attrattiva. Tanto più che il turista ormai costruisce sempre più di frequente da solo il suo viaggio, attraverso la rete e i commenti di chi lo ha preceduto. E la rete può essere influenzata, ma non controllata. Quella lezione ripetuta dagli esperti va imparata insomma, e per fortuna esiste un pubblico nuovo, orientato in tal senso, disposto a mettersi in gioco per definire nuove regole d’ingaggio. Si è visto in questi giorni alla BTO, con i seminari e gli incontri partecipati anche più del previsto. Del resto il turismo in tutta la Toscana è una macchina da guerra importante, che vale il 12 per cento del Pil con le sue 12mila strutture ricettive e livelli di presenze in crescita, tanto che il 2014 potrebbe chiudersi superando i 43 milioni e segnando il secondo miglior risultato di sempre. Una macchina da custodire, ma anche su cui lavorare, perché potrebbe rendere anche di più. (Ma.Ab.)

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