Nuotare nelle chiare fresche e dolci acque dell’Arno è e resterà solo un sogno, ma presto potrebbe diventare possibile almeno ridiscenderne il corso lungo le sponde grazie a un’unica pista ciclabile destinata a snodarsi dalla sorgente al mare. L’annuncio del progetto è stato dato dall’assessore regionale ai Trasporti Vincenzo Ceccarelli, nell’ambito di un incontro sull’avvicinarsi dei mondiali di ciclismo. Niente di nuovo sotto il sole però, considerato che la notizia era già più volte stata diffusa, tra cui anche il 1 marzo scorso, sempre dall’assessore regionale ai Trasporti, che allora era Luca Ceccobao. Se dunque non ci sono novità, si conferma almeno la volontà di passare a una fase di progettazione concreta della ciclopista e quindi alla realizzazione vera e propria.
Si potrà dunque pedalare lungo l’Arno per 270 km ininterrotti, attraversando 4 province e 48 comuni, offrendo un motivo in più di visita agli amanti delle ciclovacanze, come già avviene in Germania, lungo il Danubio, il Reno o l’Elba. La Regione è pronta a mettere a disposizione 9 milioni in tre anni. Entro fine 2013 dovrebbe arrivare l’emanazione dei primi bandi per la progettazione della parte della ciclopista che ancora non è stata progettata e per il finanziamento delle prime opere sulla parte già progettata. Va anche detto che parte del tracciato, si parla di circa 100 km, già c’è ed entro il 2015 è prevista – patto di stabilità permettendo – la realizzazione di almeno metà della ciclopista rimanente.
Certo non basta creare un nastro di terreno percorribile con le due ruote per parlare di progetto di sviluppo turistico centrato sull’Arno. Perché il tracciato deve diventare poi oggetto costante di manutenzione, così da evitare che finisca preda delle erbacce, e inoltre bisogna necessariamente prevedere punti di ristoro e di assistenza, perché la battaglia in campo turistico si gioca molto sulla qualità dei servizi erogati. Bisognerà quindi individuare soggetti a cui affidare questi compiti attraverso appositi bandi di gara, garantendo se possibile forme di introito dirette per i gestori, per risparmiare risorse pubbliche. Solo così i soldi spesi potranno tradursi in un vero e proprio investimento e andare al di là del recupero ambientale, già di per se stesso importante ma solo se definitivo. (Maurizio Abbati)