Corsa alla segreteria del Pd
Rossi, Martini e Renzi in scia Sabato l’assemblea nazionale. Il sindaco non si candida, ma se il governo Letta dovesse vacillare…

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Renzi non si candida alla poltrona di segretario. A pochi giorni dall’assemblea nazionale del Pd fissata per sabato, in cui si dovrà decidere la strada da intraprendere per la successione a Bersani, questa sembra essere l’unica certezza. Anche se questa certezza si fonda essenzialmente sul fatto che lo stesso sindaco di Firenze lo ha sottolineato, facendo capire di non ambire particolarmente a quell’incarico, soprattutto in un contesto come quello attuale forse, dove il partito non potrà che lavorare su se stesso e il segretario dovrà vestire più i panni del moderatore e del mediatore che del leader. Già, perché fino a quando Letta resta premier bisognerà evitare ogni fuga in avanti. Di questo appaiono convinti anche i renziani in parlamento, come Dario Nardella, che all’assemblea fiorentina del partito ha lanciato un chiaro messaggio, indicando come diventi fondamentale dare vita ora a un Pd forte, in grado di aiutare e garantire il proprio supporto al governo Letta, che “oggi costituisce la migliore soluzione possibile”. Nardella ha preso posizione in merito alle varie opzioni emerse nei giorni scorsi, invitando ad assumere decisioni “coraggiose”: “No ad incomprensibili bizantinismi – come reggenze a tempo o triumvirati – che rischiano di accentuare il senso di precarietà ed immobilismo del nostro partito”, ha auspicato, facendo capire che un interregno in questo momento indebolirebbe ulteriormente il Pd. E allora non resta che prendere il toro per le corna, affrontare una discussione seria e fare la scelta giusta, cioè individuare subito il nuovo segretario. Un incarico per cui si è fatto pure il nome di alcuni toscani, che a dire il vero i requisiti per la candidatura potrebbero anche averli. Come i due presidenti di Regione, quello attuale Enrico Rossi e il suo predecessore Claudio Martini, ora approdato in senato. Tra i due probabilmente quello con le maggiori chance potrebbe forse essere Rossi, considerato anche che la sua presenza politica si è avvertita notevolmente in questi ultimi tempi ed è stato uno dei sostenitori della necessità di una separazione dei ruoli nel Pd, quello di segretario e quello di eventuale leader. Ma lo stesso governatore si è chiamato prudentemente fuori, manifestando la propria intenzione di finire il suo mandato alla guida della Toscana, dove per altro la sua fuoriuscita potrebbe provocare non poche difficoltà al partito.

Torniamo però un attimo su quell’unica certezza iniziale. Cioè la candidatura rifiutata di Renzi. Le cose potrebbero cambiare se in questa settimana si capisse che il governo Letta è destinato a non farcela e nel Pd si cominciasse già a pensare a un ritorno alle urne, magari a settembre. In quel caso è assai probabile che, visti i tempi ristretti, leadership del partito e candidatura alla guida del paese possano finire con il coincidere. Allora per il sindaco sarebbe la grande occasione, anche se non bagnata dal suffragio delle primarie. (Maurizio Abbati)

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