In aiuto alla popolazione ucraina. Un volontario racconta

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Si commuove mentre racconta la storia di quel viaggio, la voce rotta in più punti, l’emozione irrefrenabile. Marco Ortolani, sessant’anni, volontario della Misericordia di Impruneta da dieci, rivede ancora quelle immagini. Sente di nuovo le richieste di aiuto. Avverte tutta quella disperazione. Lo scenario è quello del conflitto russo – ucraino. Una dinamica che ha richiesto il dispiegamento di aiuti umanitari da ogni angolo del mondo. E la Misericordia, che fa parte del coordinamento delle Misericordie dell’Area fiorentinae che dal lontanissimo 1844 coltiva intatta la missione del soccorso, non si è fatta attendere. 
L’ultimo viaggio circa un anno fa, sul confine – a Varsavia – per prestare assistenza grazie al ramo dell’ente che si occupa di protezione civile. Da Impruneta partono due bilici e una motrice, per portare beni di prima necessità alla popolazione ucraina, provata da mesi durissimi. “Prima – ricorda Ortolani – eravamo stati in Moldavia, perché lì si trova il più grande campo profughi ucraino. Anche in quel caso abbiamo portato con noi medicinali, vestiti, coperte, viveri”. E, in quel frangente di profonda sofferenza, i volontari della Misericordia – sette per ogni viaggio – hanno vissuto momenti davvero toccanti. 
“Siamo abituati – commenta Marco – all’assistenza prestata nei nostri territori. Anche qua siamo stati spesso costretti a fare i conti con scene difficili, ma lo scenario generato dalla guerra è differente. Vedi queste famiglie distrutte, persone che hanno perso tutto, e ti chiedi come sia possibile tanto dolore. Poi però vedi anche quanto si diano da fare per provare a ricominciare. Ecco, anche noi abbiamo provato a dare una mano”.
Ad esempio, portando verso l’Italia famiglie – mamme e bambini – destinate ad essere ospitate in Toscana, a Siena. “Poi le abbiamo incontrate di nuovo – conclude Ortolani – andando in audizione da Papa Francesco. Rivedersi è stato incredibile e ci ha fatto riscoprire una volta di più il significato della nostra missione. Un’opera che non sarebbe possibile senza il sostegno delle nostre, di famiglie, che ci comprendono e ci sostengono sempre”.