Quando Firenze era ancora una città di bottegai Ogni giorno chiudono 13 negozi. E su 100 imprese solo 2 ipotizzano affari in crescita

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Una piccola città di bottegai. Un’immagine un po’ denigratoria di Firenze, diventata luogo comune, che ora rischia di scolorirsi non per un cambio di mentalità o di profilo da parte dei fiorentini ma solo perché le botteghe che da sempre la contraddistinguono stanno chiudendo una dopo l’altra. E mentre ci si chiede come salvare dall’estinzione le attività storiche come librerie, caffè e marchi caratteristici della Firenze com’era, per i quali si è arrivati a chiedere la tutela dell’Unesco, ad abbassare la saracinesca sono anche le attività commerciali più comuni, non solo del centro ma della periferia, dove ormai non si contano più i cartelli con su scritto affittasi.

Il 2013 è iniziato secondo Confesercenti con una media di 13 chiusure al giorno, che a fine anno faranno 3.500 attività in meno. Posti di lavoro perduti, luci che si spengono, una fetta di città che muore. Ma l’emorragia non si ferma con i divieti, perché non si può impedire a chi non riesce più ad andare avanti di chiudere, così come non si può impedire a qualcun altro di aprire a meno che non mantenga la stessa tipologia commerciale, visto che forse è proprio perché la domanda di quel prodotto scarseggiava che si è stati costretti alla resa. E non si ferma solo agevolando le nuove aperture, destinate poi a trasformarsi in nuove chiusure spesso nel giro di due o tre anni. Solo il “sano” profitto può invertire una tendenza alla riduzione degli investimenti e della disponibilità di liquido che caratterizza l’intero sistema economico locale, restituendo fiato alla capacità di spesa delle famiglie e così riavviando il mercato interno. Nel 2012 soltanto il 7,2% delle imprese in tutta la provincia di Firenze ha fatto registrare fatturati in crescita; nel 2011 era l’11%, nel 2010 addirittura il 15,6%. Nel 2013 questa soglia si ridurrà fino al 2%. La capacità di resistenza ha un limite: per tanti è già stato superato. (Maurizio Abbati)

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