San Frediano 100 anni dopo
Con gli occhi di Pratolini La prossima settimana si festeggia l’anniversario dello scrittore. Cos’è cambiato da allora?

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Le sue cronache fiorentine hanno rappresentato e continuano a rappresentare la città, la sua cultura popolare. E’ stato il cantore di un rione come San Frediano che nessuno prima di lui aveva così amorevolmente descritto, anche nelle sue mancanze. Lodando il bello e chiudendo un occhio sul brutto. A cento anni dalla nascita Firenze si ricorda di Vasco Pratolini.

“Il rione di Sanfrediano – scriveva – è ‘di là d’Arno’, è quel grosso mucchio di case tra la riva sinistra del fiume, la Chiesa del Carmine e le pendici di Bellosguardo; dall’alto, simili a contrafforti, lo circondano Palazzo Pitti e i bastioni medicei; l’Arno vi scorre nel suo letto più disteso, vi trova la cura dolce, ampia e meravigliosa che lambisce le Cascine. Quanto v’è di perfetto, in una civiltà diventata essa stessa natura, l’immobilità terribile e affascinante del sorriso di Dio, avvolge Sanfrediano, e lo esalta. Ma non tutto è oro quel che riluce. Sanfrediano, per contrasto, è il quartiere più malsano della città; nel cuore delle sue strade, popolate come formicai, si trovano il Deposito Centrale delle Immondizie, il Dormitorio Pubblico, le Caserme. Gran parte dei suoi fondaci ospitano i raccoglitori di stracci, e coloro che cuociono le interiora dei bovini per farne commercio, assieme al brodo che ne ricavano. E che è gustoso, tuttavia, i sanfredianini lo disprezzano ma se ne nutrono, lo acquistano a fiaschi”. Una dichiarazione d’amore per un quartiere che tuttora almeno in parte sopravvive e deve sopravvivere, ma vuole anche guardare al futuro.

A Pratolini, Firenze dedica la prossima settimana una serie di celebrazioni, che cominceranno mercoledì a Palazzo Strozzi con l’inaugurazione di una mostra di foto sull’oltrarno dei primi del secolo e proseguiranno giovedì con l’apertura di una mostra documentaria all’Archivio Bonsanti. E sempre giovedì il momento clou: il convegno di studi ospitato da Palazzo Vecchio. Le iniziative non si fermano qui e prevedono altre mostre, incontri e testimonianze. Ma cosa rimane del San Frediano di Pratolini? Tutto e niente. Resta quell’aria di popolare e di bottegaio di una volta, anche se molti dei vecchi residenti se ne sono andati per scelta o per forza, e anche se i mille sporti d’artigiano sono in gran parte chiusi o trasformati in abitazioni. San Frediano è cambiato, senza un progetto di sviluppo ordinato, senza un’organizzazione funzionale della viabilità, senza spazi per il sociale, senza un riordino urbanistico. Ma è cambiato un po’ ogni giorno. Eppure quando ci passo attraverso, a cinquant’anni da quando ci sono nato e quaranta quasi da quando me ne sono andato, allontanandomi pian piano di trasloco in trasloco, sento in qualche modo che mi appartiene. Viene voglia anche a me di scusarlo per le sue mancanze, perché sento che è a suo modo unico. Buon compleanno Vasco. (Maurizio Abbati)

 

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