Un’idea nuova di città
La sfida del dopo Mondiale Finita la settimana a pedali, Firenze torna a interrogarsi sul sistema di mobilità urbana

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E’ stato tutto molto bello. La settimana che Firenze ha vissuto sui pedali è finita e ora si tirano le somme. Migliaia di tifosi per le strade, milioni di persone incollate agli schermi delle televisioni a godersi lo spettacolo del gruppo che transitava dal centro storico e poi per le strade di Fiesole, migliaia di panini imbottiti venduti dai pubblici esercizi, compresi quelli improvvisati per far fronte alla richiesta nella zona dello stadio. Di tutto questo ai fiorentini restano quei chilometri di strade riasfaltate di fresco. E non è poco come ricompensa per il disagio. Ma resta anche un dibattito aperto sull’uso della città e sulla viabilità. Quella ordinaria però, cioè di tutti i giorni. E come sempre accade dopo un’avventura finita bene, si levano in stormo le colombe, coloro che cioè lanciano la proposta di un effetto mondiale prolungato, se non definitivo. Auto lasciate nei garage, uso massiccio dei mezzi pubblici e dell’ormai popolare bicicletta. Ma i falchi già questo lunedì mattina potevano farsi sentire, sottolineando come le code all’ingresso città stessero a manifestare un ritorno immediato alla normalità. Le scuole riaprono, la gente riprende a muoversi dopo aver rinviato per una settimana intera molti dei propri impegni, Quadrifoglio ha già cominciato a riposizionare i 700 cassonetti dei rifiuti e campane tolti per l’occasione e annunciato la ripresa dei divieti di sosta per lo spazzamento delle strade. Insomma, la festa è finita. Eppure qualcosa per migliorare la vivibilità urbana si può fare, non cancellando le auto, ma magari riservando loro direttrici precise e riducendo i flussi di traffico su alcune tratte urbane. Pedonalizzare, ma non sempre e solo in centro, anzi puntando sulle periferie, così da determinare una riqualificazione e lavorando con le categorie economiche per rilanciare i centri commerciali naturali, le piccole botteghe di vicinato insomma. Spingere a tavoletta sull’uso dei treni per i pendolari, anche se questo ha un costo concreto: le 26 corse aggiuntive varate per la settimana mondiale sono costate qualcosa come 10mila euro al giorno in più; senza contare la difficoltà di tenere aperte tutte le piccole stazioni, che però potrebbero svolgere un ruolo prezioso anche per gli spostamenti urbani, come San Marco Vecchio, la Leopolda, Rifredi. Potenziare il bus elettrico e soprattutto i minibus, che per alcune zone della città come l’Oltrarno sarebbero una manna dal cielo. Poi c’è naturalmente la tramvia, anzi le tramvie, perché sono con un sistema integrato esteso all’intera città si può risolvere qualche problema di viabilità. Facendo in modo che piazza Libertà diventi uno snodo tra le linee in arrivo da Rifredi-Careggi e da Bagno a Ripoli-viale Europa. Anche qui purtroppo ci sono dei costi da affrontare, sia per la realizzazione che per la gestione della rete, che solo un alto numero di utenti può rendere remunerativa a meno di non voler introdurre biglietti dal prezzo proibitivo, magari con la scusa che si può godere della wi-fi a bordo. Ma tutto questo non basta se non c’è un’idea di città, se quando si definiscono le funzioni di un’area non si pensa per prima cosa ai collegamenti. Se quando si progetta la nuova sede dell’università o di un centro commerciale, della grande sede di una banca, di uno stadio, insomma di un qualsiasi attrattore di traffico, non si comincia dal chiedersi come gli utenti ci arriveranno. E magari evitare di puntare solo sull’auto privata e quindi sui parcheggi, come continua ad accadere a Novoli.

Un’idea di città, ecco la vera sfida. Una città pensata e condivisa da chi poi deve viverci. (Maurizio Abbati)

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