C’era una volta
il lavoro full time

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“E la vita l’è bela, basta avere l’ombrela”, cantava a modo tutto suo Enzo Jannacci. Magari oltre all’ombrello ci vorrebbe anche un posto di lavoro, tanto per tirare avanti. Già, perché – se qualcuno non se ne fosse ancora accorto – ci sono quelli che il lavoro non ce l’hanno e purtroppo sono sempre di più. Secondo l’Istat si tratta di 3 milioni e 76mila italiani, in diminuzione dello 0,3% rispetto a giugno (-10mila) ma in aumento dell’11,8% su base annua (+325mila). Non si arresta dunque il calo degli occupati e non si arresta in particolare quello dei lavoratori a tempo pieno, diminuiti del 3,4%, pari a -644.000 unità, rispetto al secondo trimestre 2012; calo che in quasi metà dei casi riguarda i dipendenti a tempo indeterminato (-2,5%, pari a -312.000 unità). Insomma non solo si perdono posti di lavoro, ma in particolare ad andare il fumo sono quelli di maggiore qualità, almeno per quanto riguarda la continuità operativa. In altri termini questo significa che diventa sempre più necessario adoperare la fantasia per tirare avanti e acquisire la capacità di saltare da un impiego temporaneo all’altro, e magari farne coesistere più di uno, opportunità permettendo. Un lavoro parcellizzato, precarizzato, che rende difficile programmare qualsiasi investimento a medio-lungo termine. E poi dicono che i giovani non sanno guardare avanti: forse si dimentica che la disoccupazione giovanile a luglio è arrivata al 39,5%, crescendo ancora di 0,4% punti rispetto al mese precedente e di 4,3 punti sul 2012. (Maurizio Abbati)

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